Atlantide e il suo Mito

Atlantide e il suo Mito

Un viaggio intorno al Mito di Atlantideatlantide e il suo mito

In questo primo articolo parleremo di Atlantide e il suo mito. A tutti noi è capitato almeno una volta di ascoltare, leggere la storia di questo continente scomparso. 

Quante volte ci saremo posti delle domande alle quali non siamo mai riusciti a dare risposta su questo controverso argomento che però ci affascina sempre.

Ma ora iniziamo il nostro viaggio nell’affascinante mondo di Atlantide .

Capitolo 1: Cosa Sappiamo?

Innanzi tutto dobbiamo dire che Il primo a parlare di questa gigantesca isola nel mezzo dell’ oceano Atlantico, svanita dal giorno alla notte sotto le acque, fu il filosofo greco Platone.

Il suo racconto, distribuito in parte nel Timeo e in parte nel Crizia

Platone pone il racconto sulle labbra del poeta e storico Crizia, il quale riferisce di come Solone, il celebre legislatore ateniese, giunto nel 590 a.C. a Sais in Egitto, avesse appreso di Atlantide dal racconto di un prete egiziano.

Atlantide aveva già raggiunto una florida civiltà quando Atene era stata appena fondata, vale a dire attorno al 9600 a.C. 

Si trattava di «una grande potenza che aveva esercitato la sua forza sia in Europa che in Asia e che era stata vinta soltanto da Atene».

“Dove si trovava Atlantide ?”

atlantide e il suo mitoAtlantide, «si trovava al di là delle Colonne d’Ercole» (lo Stretto di Gibilterra) ed era estesa come la Libia e l’Asia messe insieme. 

Era un «impero grande e meraviglioso» che aveva conquistato la Libia e l’Europa fino alla Tirrenia (la regione dell’Etruria, nell’Italia centrale).

Abbandonati da tutti gli alleati, gli Ateniesi erano rimasti soli a combattere contro lo strapotere di Atlantide, ma alla fine avevano avuto la meglio. 

A questo punto però violentissimi terremoti e maremoti avevano dilaniato l’isola, distruggendo sia Ateniesi che Atlantidei e l’isola era  sprofondata nell’oceano. 

Nel secondo dialogo (Crizia) Platone offre ulteriori dettagli in merito alla storia e alla geografia del continente scomparso. 

Racconta come Atlantide venne fondata da Poseidone (il Nettuno latino), il grande dio del mare, che aveva dato origine alla razza degli Atlantidei facendo generare dieci figli da una donna di nome Cleito.

atlantide e il suo mitoGli Atlantidei erano abili ingegneri e architetti, costruttori di palazzi, porti, templi e depositi.

La città capitale era stata eretta sulla cima di un monte ed era circondata da cerchi concentrici alternati di canali d’acqua e strisce di terra.

Fra loro unite da passaggi così grandi da consentire il transito delle navi.

Il diametro della città raggiungeva le Il miglia antiche. Un gigantesco canale, largo 90 m e profondo oltre 30, aveva il compito di collegare il vasto reticolo di canali e il mare aperto.

Al di là della città si ergeva una sterminata pianura coltivabile (230×340 miglia antiche), che costituiva il granaio dell’isola. Oltre alla piana si trovavano molte amene città e villaggi, ricchi di vegetazione e di pascoli abbondanti.

Cosa successe ad Atlantide?

Ad un certo momento Atlantide dimenticò la saggezza e la virtù che gli erano state donate dagli dèi e si fece arcigna, gretta, corrotta. Zeus, allora, decise che le avrebbe impartito una lezione.(non vi sembra che stia parlando della cività attuale e della sua decadenza ? )

Dopo Platone, la maggior parte dei commentatori e dei letterati prese a sostenere che la storia di Atlantide era da intendersi come nient’altro che un mito. Oppure alla stregua di una allegoria politica: lo stesso Aristotele, allievo di Platone, era propenso verso questa ipotesi.

Il Timeo, il primo dialogo in cui si introduce l’argomento, è uno dei suoi lavori più ambiziosi, tanto che uno dei traduttori, il
Jowett, afferma: «Si tratta del più generoso sforzo compiuto da mente umana di concepire il mondo, come solo questo straordinario genio del passato avrebbe potuto proporci».

Sembrerebbe pertanto incomprensibile in un simile contesto l’inserimento di una storiella senza costrutto. Pare ben più logico immaginare che l’abbia fatto per conservare il ricordo dell’isola scomparsa e tramandarne notizia alle generazioni future.

Atlantide nei “Tempi Moderni” 

Alla fine del XIX secolo uri congressista americano di nome Ignatius Donnelly ne restò folgorato, tanto da dedicargli un libro intitolato Atlantis, the Antediluvian World (1882), che divenne in breve tempo un best -seller continuamente ristampato.

Donnelly si domanda se Platone ricordi una vera catastrofe e propende per il sÌ. D’altra parte, terremoti ed eruzioni vulcaniche dei tempi moderni hanno mostrato quale sconquasso possano causare.

L’Australia, per esempio, è l’ultima parte ancora visibile di un immenso blocco continentale che andava dall’Africa al Pacifico, una terra che gli scienziati hanno chiamato Lemuria.

(Il nome Lemuria venne proposto dallo zoologo L.P. Sclaver, il quale notando che le scimmie lemuri si trovavano sia in Africa che nel Madagascar suggerì l’esistenza di una grande massa continentale che in tempi antichissimi fungeva da ponte fra di loro).

Donnelly studiò anche le leggende legate al diluvio dall’Egitto al Messico, mettendo in risalto le grandi somiglianze e segnalando, con sottile acume, le affinità dei manufatti rintracciati sulle due opposte coste dell’ Atlantico.

Notò inoltre che proprio nel mezzo dell’oceano esiste un alto crinale con le Isole Azzorre che potrebbero intendersi come sommità di una immensa isola sottomarina.

Helena Blavatsky

Cinque anni prima della pubblicazione del libro di Donnel1y, il tema di Atlantide era già stato ampiamente discusso in un’ opera gigantesca in due volumi dal titolo “Iside svelata” a firma della “occultista” di origine russa Helena Blavatsky.

La quale sosteneva di aver redatto l’intero manoscritto di quasi 1500 pagine sotto dettatura medianica per il tramite della cosiddetta scrittura automatica.

Vi si spiega che gli Atlantidei erano la quarta razza della Terra e che ciascuno di loro era medium per predisposizione naturale.

Avendo ottenuto questa formidabile conoscenza senza fatica, la gente di Atlantide venne facilmente manipolata da «un grande e invisibile dragone», il perfido re Thevetat, che corruppe l’intera nazione trasformandola in «una nazione di maghi cattivi».

La guerra intestina scoppiata fra loro per la gestione del potere portò alla distruzione del continente. 

La Blavatsky morì colpita dal morbo di Bright a Londra nel 1891. Dietro di sé aveva però lasciato un altro voluminoso lavoro,
se mai è possibile, ancora più confusionario e articolato del primo: La dottrina segreta.

Si tratta di un commento a un’ opera intitolata Le stanze di Dzyan, che la Blavatsky sosteneva fosse stata scritta in Atlantide nella lingua senzar e dove si racconta che la razza umana non è stata la prima ad abitare il pianeta Terra.

Atlantide e il suo mito – “Le Razze vissute sulla Terra” seconda la Blavatsky.

La prima “razza madre” consisteva infatti in esseri invisibili fatti di nebbia infuocata; la seconda si era stanziata nel nord dell’ Asia; la terza nel continente perduto di Lemuria o Mu nell’oceano Indiano ed era costituita da esseri scimmieschi di grandi dimensioni, privi però del raziocinio.

La quarta razza era stata, per l’appunto, quella degli Atlantidei, i quali avevano raggiunto un altissimo grado di civiltà e sviluppo, ma si erano autodistrutti a causa di terribili guerre intestine condotte da potentissimi maghi.

L’umanità presente era la quinta “razza madre”, caratterizzata dall’estrema “fisicità” dei suoi rappresentanti. La sesta e la settima razza che prenderanno il nostro posto saranno decisamente più eteree di come siamo noi oggi.

Secondo la Blavatsky tutta la conoscenza passata del mondo e di tutti i popoli non è andata perduta ma è stata registrata nell’ etere psichico, uno strato di realtà detto Akasa e queste registrazioni sono dette ricordi akasici.

Secondo la sua teoria, furono alcuni Atlantidei scampati alla distruzione del loro mondo a dare impulso alla civiltà egizia e alla costruzione delle grandi piramidi circa centomila anni or sono.

(I moderni archeologi tendono a datare le piramidi attorno al 2500 a.C.).

Atlantide e il suo mito – W. Scott-Elliot

autore di un altro libro di successo intitolato Storia di Atlantide (1896). La popolarità di Scott -Elliot salì alle stelle quando si seppe che proclamava di essere capace di attingere ai ricordi akasici.

Fra le tante affermazioni, disse che la civiltà atlantidea risaliva a un milione di anni prima. Esistevano sette sottorazze. Una di queste, i Toltechi, avevano conquistato l’intero continente e innalzato una splendente città, proprio quella descritta da Platone.

Da un gruppo di grandi iniziati atlantidei si era staccata una colonia che, raggiunto l’Egitto, aveva dato origine alle regali dinastie, mentre altri avevano provveduto alla realizzazione del sito di Stonehenge, in Inghilterra.

Sempre utilizzando il serbatoio cosmico della memoria akasica, Scott-Elliot pubblicò un secondo libro sul continente perduto di Lemuria.

Le sue due opere unitamente a quelle della Blavatsky sono tutt’ oggi considerate le scritture di fondamento della Società teosofica.

Potremmo andare avanti per ore ma ora fermo qui questo articolo. Voi ora vi farete una vostra opinione, e i più curiosi di voi penso che andranno in giro su internet per trovare altre notizie, dettagli e informazioni. 

Con la speranza che questo articolo vi possa aver destato cuirosità ed interesse vi saluto e rimando al prossimo articolo . Potete consigliare voi stessi degli argomenti di vostro interesse usando la pagina conttatti che troverete qui

NB: le informazioni e dettagli sono stati presi dal Libro di Colin & Damon Wilson – Il Grande Libro Dei Misteri Irrisolti a loro i relativi diritti.

Approfondimento 1

Approfondimento 2

Approfondimento 3

Approfondimento 4

Approfondimento 5

Comments are closed.