Jinn – I Famosi Geni secondo il folklore arabo

Jinn

 

Jinn(AFI: [ʤin:]; in arabo: جِنّ‎, anche traslitterato come ǧinn o, nella grafia francese semplificata, djinn; pl. jinna, coll. jān, agg. jinnī, in arabo: جني‎), spesso tradotto come genio, è una creatura citata nel Corano, e indica, nella religione preislamica e in quella musulmana, un’entità soprannaturale, intermedia fra il mondo angelico e l’umanità, avente per lo più carattere maligno; anche se in certi casi può mostrarsi in maniera del tutto benevola e protettiva.

Jinn

L’etimo della parola è stato a lungo discusso. Alcuni studiosi fanno derivare il jinn dal Genio della mitologia romana, e altri dalla radice aramaica col significato di “nascondersi”, “occultarsi”. È da notare, inoltre, come il termine stesso si avvicini foneticamente a Geenna: il luogo infuocato immaginato dall’ebraismo, ove le anime cattive rimarrebbero per l’eternità.

 

 

Jinn: Storia

In età preislamica (jāhiliyya) ai jinn era attribuita notevole potenza, ed erano ritenuti capaci di esprimere una devastante e spesso mortale cattiveria. Gli storici della religione islamica credono che tali entità fossero direttamente ricollegabili all’ostilità dell’ambiente fisico in cui vivevano gli Arabi della Penisola Arabica, tanto sedentari quanto nomadi (beduini), senza in alcun modo rifarsi a modelli allogeni.

Di tutti i jinn i più crudeli erano le ghūl, spesso rese in traduzione col termine orco (per rifarsi a contesti occidentali noti attraverso la fiabistica). Non meno crudeli nel tendere tranelli ai viaggiatori, in genere per ucciderli, erano anche gli ʿafārīt (al singolare ʿifrīt), le siʿlāt (sing. siʿla), la qutrūba, il mārid, il mārij; relativamente innocuo era invece considerato l’ʿāmir. Tutti i jinn erano in grado di presentarsi sotto molteplici aspetti esteriori: la loro caratteristica generale sarebbe stata e rimarrebbe l’estrema mutevolezza e la totale inafferrabilità. Nel folklore turco e mongolo sono indicati con il termine çor, entità invisibili nate dal fuoco, ma visibili quando muoiono. Si riteneva che fossero responsabile di diversi disturbi mentali. Si pensava inoltre che queste entità abitassero in luoghi desolati come case abbandonate o rovine, che temessero il ferro e che scomparissero se qualcuno pronunciava la Basmala. Benché temuti, non erano necessariamente di natura malvagia.

JinnNel folklore senegalese, sovrapponendosi agli spiriti delle tradizioni arcaiche locali, il jinn poteva divenire molto pericoloso se disturbato od offeso, colpendo le funzioni vitali dei colpevoli di tali misfatti e soprattutto privandoli del nit, ovvero della personalità. Inoltre potevano collaborare con le streghe dömm, custodendo lo spirito vitale rubato da queste alle loro vittime.

L’islam accetta l’esistenza dei jinn, sia pure neutralizzandone pressoché tutte le potenzialità malefiche principali, limitandole a un fastidio più o meno accentuato.
Secondo la cultura islamica esistono anche jinn buoni e in condizioni di beneficare l’essere umano. Ciò perché, già all’epoca del profeta Maometto, alcuni jinn si sarebbero convertiti all’islam ascoltando le parole rivelate dal Profeta stesso.

Un tipico esempio di jinn è l’essere che, nella favolistica collegata alle Mille e una notte, Aladino libera da una lampada al cui interno è rimasto prigioniero, in cambio dell’esaudimento di ogni suo desiderio. Nelle fiabe, in ossequio a una diffusa credenza non solo islamica, un totale potere sui jinn sarebbe stato espresso da Salomone (in arabo Sulaymān), considerato come uno dei più grandi profeti precursori di Maometto.

Nel Corano è riportato che i jinn si originarono all’inizio dei tempi, come tutte le altre creature, grazie all’intervento di Allah. Essi, a differenza degli umani (che avrebbero natura di terra) e degli angeli (la cui natura sarebbe di luce), ebbero origine dal fuoco. Ai jinn, secondo lo stesso Corano e i trattati di demonologia islamici, apparterrebbe Iblīs: termine certamente adattato dal greco diàbolos per indicare Satana (chiamato peraltro Shayṭān).

I modernisti islamici hanno tentato di adattare la fede nei jinn al portato della moderna scienza: qualcuno (come Muhammad ʿAbduh) ha ipotizzato che batteri e microbi non fossero – ad esempio – altro che jinn in grado di produrre risultati talora fatali sul corpo umano; tale “lettura”, comunque, non ha incontrato grande favore fra i credenti musulmani.

Jinn: Tipi

Se leggessimo il Corano sembra che i jinn possano in qualche modo rispecchiare l’aspetto umano, perché sono anch’essi dotati di un cuore, occhi, orecchie e voci capaci di sedurre. In realtà, però, i jinn sono costituiti da un materiale simile alla nebbia, che può solidificarsi per assumere fattezze umane o animalesche. Questo è, infatti, uno dei poteri soprannaturali che distingue i jinn dagli esseri umani. Altre caratteristiche che dimostrano la natura prodigiosa di queste creature, sono l’abilità di muoversi a una velocità straordinaria e la facoltà di assumere il controllo delle menti e dei corpi di altri esseri.
Oltre all’aspetto fisico e ai poteri soprannaturali, tutti i jinn sono poi accomunati dai luoghi dove preferiscono risiedere. Essi infestano le rovine, le case abbandonate, i grandi spazi aperti, come per esempio il deserto, luoghi sporchi e i cimiteri. In generale, i jinn prediligono gli ambienti dove l’ingiustizia si diffonde più facilmente, come posti affollati in cui si scambiano le merci. Da questo dettaglio si capisce che nel folklore arabo queste figure siano ritenute più maligne che benevole, anche se, come si è detto in precedenza, si riconosce l’esistenza di jinn buoni.

La bufala dello Jinn - Reccom Magazine Nonostante queste caratteristiche comuni, i jinn possono essere distinti in vari tipi diversi tra loro. Nel Corano, Maometto enumera tre categorie di jinn: uno che può volare nell’aria, un altro che penetra nel corpo di cani e serpenti e uno che si sposta all’interno di un luogo limitato.
Ma le tipologie di questi esseri sono molto più numerose e si distinguono  per delle caratteristiche peculiari. Gli spiriti più semplici, che non hanno tratti distintivi, si chiamano jinni. Gliʿimar (al singolareʿāmir abitano insieme agli uominiGli arwah (al singolare ruh) sono in grado di vedere i bambini. I jinn malvagi originati dalla luce o dal fuoco sono considerati satanici e sono chiamati shayatin (shaytān al singolare). I marid sono i jinn più arroganti e orgogliosi, ma possono esaudire i desideri dei mortali, una volta invocati attraverso dei rituali. Questi jinn possono anche essere imprigionati, sempre seguendo dei determinati riti. Ma la categoria più potente e più diabolica è rappresentata dagli ifrit, gli spiriti del fuoco dalle fattezze di uomini dalla forza eccezionale. Gli ifrit sono convinti di essere creature primigenie, perciò si ritengono superiori rispetto al resto del creato. Tuttavia, alcuni uomini hanno trovato il modo di esercitare il proprio controllo sugli ifrit attraverso formule magiche. Ovviamente gli ifrit mal sopportano questa loro condizione, così quando vengono invocati da qualcuno hanno un atteggiamento ironico e malizioso e, quando è possibile, non si fanno scrupoli a travisare gli ordini del proprio padrone.
La tradizione islamica riconosce i jinn satanici per alcuni comportamenti molto concreti: mangiano con la mano sinistra, si riuniscono al crepuscolo, prediligono luoghi di decadenza come i cimiteri e i bagni, entrano e vivono in case già abitate da umani, amano la corruzione, l’odio, la disubbidienza e la malvagità. Lo scopo di questi jinn è convincere le persona ad adorare idoli diversi da Allah.

Nella cultura di massa

La figura del jinn, più spesso sotto il nome di “genio”, è stata ripresa diverse volte nell’ambito del cinema e della televisione, così come delle opere letterarie. Nel racconto Le gobbe del cammello di Rudyard Kipling (1902) c’è il Genio di tutti i deserti.

Nel romanzo di fantascienza Lunedì inizia sabato dei fratelli Strugatskij (1965) il jinn appare spesso, impiegato per lo più nel campo della sperimentazione, della magia bellica (ormai desueta) e, come guardiano degli uffici amministrativi dell’Istituto di ricerca scientifica sulla Magia e Stregoneria (in questo caso nella versione “potenziata” di ifrit).

Una versione particolarmente celebre del jinn è il Genio del film d’animazione Disney Aladdin; del resto la figura del jinn compare, naturalmente, in tutte le trasposizioni della fiaba di Aladino e la lampada meravigliosa, così come nelle opere ad essa ispirate (come Zio Paperone alla ricerca della lampada perduta).

Altre apparizioni nella cultura di massa occidentale includono le serie televisive Un genio sul divano e Strega per amore e i film Azur e Asmar e Wishmaster – Il signore dei desideri con i suoi sequel (dove la figura demoniaca del genio ha assunto anche parte dei suoi originali risvolti negativi), il tema dei Jinn è trattato anche dalla omonima serie tv Netflix. In ambito letterario, i jinn sono una delle categorie di spiriti nella Tetralogia di Bartimeus di Jonathan Stroud. Nella saga letteraria e videoludica di Geralt di Rivia, Yennefer, l’amante del protagonista, ha conosciuto quest ultimo durante un rituale di assorbimento di un jinn. Anche il 20º episodio della seconda stagione del telefilm Supernatural (serie televisiva) è basato sull’operato di un jinn.

Jinn è inoltre uno dei personaggi della serie televisiva American Gods.

I jinn figurano anche in alcune opere orientali moderne, come il manga di Shinobu Ohtaka Magi: The Labyrinth of Magic e l’anime Il mago pancione Etcì. Nel 2019 appare anche in Legacies in veste cattiva.

Nel videogioco RPG Golden Sun, i Djinn sono creature evocabili in aiuto del giocatore, dotati di potente magia.

 

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