Vlad III di Valacchia

Vlad III di Valacchia

Vlad L’Impalatore

Vlad III di ValacchiaVlad III di Valacchia  (Sighișoara, novembre/dicembre 1431 dicembre 1476/gennaio 1477), meglio conosciuto solo come Vlad, figlio del voivoda di Valacchia e membro dell’Ordine del Drago, fondato per proteggere il cristianesimonell’Europa orientale, Vlad II Dracul, fu membro della Casa dei Drăculești, un ramo collaterale della Casa di Basarab, e conosciuto anche con il suo nome patronimicoDracula[2].

Noto anche come Vlad Țepeș (in rumenoVlad l’Impalatore), fu tre volte voivoda di Valacchia, rispettivamente nel 1448, dal 1456 al 1462, e infine nel 1476. Il soprannome l’Impalatore deriva dalla sua predilezione ad impalare i nemici[3]. Durante la sua vita, la reputazione di essere un uomo crudele e sanguinario si diffuse nel Sacro Romano Impero e, più in generale, in tutta Europa.

Vlad III è venerato come eroe popolare in Romania, così come in altre parti d’Europa, per aver protetto la popolazione rumena sia a sud che a nord del Danubio.

Vlad III, per la sua brutalità e per il suo patronimico, fu celebre fonte d’ispirazione per lo scrittore irlandese Bram Stokernella creazione del suo personaggio più famoso, il vampiro conte Dracula, protagonista dell’omonimo romanzo, Dracula

Vlad nacque a Sighișoara, in Transilvania, una provincia romena, nell’inverno del 1431 da Vlad II Dracul, futuro voivoda di Valacchia. Il padre di Vlad era il figlio del celebre voivoda Mircea I cel Bătrân. La madre di Vlad rimane sconosciuta, anche se si crede che il padre all’epoca fosse sposato con la principessa Cneajna di Moldavia (figlia maggiore di Alessandro “il Buono”, Principe di Moldavia e zia di Ștefan il Grande di Moldavia), nonostante avesse anche un buon numero di amanti.[1]Aveva anche due fratellastri maggiori, Mircea II di Valacchia e Vlad Călugărul, e un fratello minore, che sarebbe divenuto sovrano con il nome dinastico di Radu III il Bello.

Il soprannome Țepeș (“Impalatore“) venne dato a Vlad postumo, nel 1550 circa.[4] Infatti i cronisti rumeni che scrissero più di un secolo dopo la sua morte preferirono individuarlo facendo riferimento al suo sistema preferito di tortura, ossia l’impalamento: Țepeș in Romeno significa palo, da cui l’italiano “impalatore”. Quando Dracula era ancora in vita, però questo soprannome era già stato utilizzato da autori Bizantini e, soprattutto, Ottomani, che narrarono delle crudeli gesta di Kazıklı Bey (Signore Impalatore).

L’impalamento fu di gran lunga lo strumento di tortura preferito da Vlad III di Valacchia. 

Vlad III di ValacchiaA seconda del proprio umore o dell’importanza della vittima, i supplizi venivano inflitti in modi diversi. L’estremità del palo poteva essere appuntita per trafiggere il condannato all’altezza dell’addome e issarlo in alto in attesa della morte, che poteva essere immediata o sopraggiungere dopo ore di agonia. 

A volte veniva utilizzata un’asta con la punta arrotondata e cosparsa di grasso, che veniva inserita nel retto della vittima e issata, in modo che il peso stesso del condannato facesse penetrare l’asta all’interno del corpo. La morte poteva sopraggiungere dopo diversi giorni di lenta agonia. 

Per impalare i ricchi, faceva ricoprire l’asta d’argento e usava pali più lunghi, in modo che potessero “godere” dello spettacolo dall’alto. Vlad odiava in modo particolare i mercanti, accusati di spocchia e di affossare l’economia della Valacchia per i propri tornaconti, e a loro riservava aste da impalamento con tacche incise nel legno, in modo da rallentare lo scivolamento del corpo e aumentare così l’agonia dei malcapitati. 

Studiò metodi personalizzati per impalare donne incinte, bambini, ladri, vecchi, guerrieri, ambasciatori o traditori. 

Vlad III di ValacchiaTante sono le storie dell’epoca, che narrano le efferatezze perseguite dal Principe Vlad III di Valacchia
Durante un banchetto allestito davanti a una foresta di migliaia di nemici impalati, Dracula ricevette la visita di un cronista dal Vaticano. L’uomo, reo di essersi lamentato per la disgustosa vista e il fetore emanato dai cadaveri, venne fatto impalare con l’accuratezza di utilizzare un’asta più alta di tutti, cosicché non fosse disturbato dall’odore dei corpi.

Nel 1459, il principe Dracula fece invitare a palazzo alcuni mercanti che, a suo dire, avevano mancato di rispetto nei confronti della sua persona. Li fece banchettare come se nulla fosse e alla fine del pasto fece sventrare il primo e obbligò l’altro a mangiare il contenuto dello stomaco del collega. Venne poi fatto bollire e i suoi resti furono dati in pasto ai cani.

Nel 1460, nella città di Sibiu, fece impalare 10.000 (alcune fonti arrivano a dire anche 20.000 o 30.000) persone in solamente tre ore. Non contento del suo atto, cosparse alcuni corpi con del miele in modo da attirare ogni tipo di insetto e aumentare ulteriormente il tormento delle povere vittime.

Nel 1461 al palazzo di Dracula arrivò un ambasciatore del Sultano turco. Quando questi si rifiutò di levarsi il turbante, perché sarebbe stato un gesto irrispettoso verso la propria religione, il padrone di casa diede l’ordine di inchiodargli il copricapo in testa.

Una delle tante leggende che hanno fomentato il suo mito di vampiro, racconta della mania di Dracula di impalare giovani vergini, da cui veniva spillato il sangue che veniva conservato in una ampolla riposta fra i boccali di vino e di acquavite. Pare che il principe Vlad III di Valacchia amasse degustare il prezioso liquido durante le notti di luna piena e che amasse offrirne ai suoi ospiti inconsapevoli. 

Non mancano neanche i riferimenti a riti di cannibalismo. 

Allego anche un interessante video del Canale Fuoco di Prometeo per chi non avesse voglia di leggere

Che lo si possa amare o meno Vlad III di Valacchia è un personaggio affascinante, terribile .

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Buona lettura/visione, al prossimo articolo di Sapienza Occulta

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