RosaCroce – Un Ordine Misterioso

RosaCroce

Un Ordine Misterioso

RosaCroce, in questo inizio 2020 vogliamo proporvi questo articolo su questo famoso ordine dei Rosacroce, proveremo a capirne di più dalla loro origine, la storia e molto altro. 

RosaCroce : Chi sono?

Rosacroce (dal tedesco Rosenkreuzer) Rosa-Croce sono un leggendario ordine segreto  ermetico cristiano, menzionato storicamente per la prima volta nel XVII secolo in Germania, sebbene l’accostamento della rosa alla croce sia già presente nel Rosarium philosophorum, opera del XIII secolo. L’effettiva esistenza dell’ordine, come quella del suo fondatore Christian Rosenkreuz, è ritenuta poco probabile e le prove della loro esistenza sono debolissime; secondo gli storici le molte leggende che li riguardano sono prive di fondamento.

Ad ogni modo a partire dal XVII secolo fino ad oggi svariate associazioni esoteriche hanno rivendicato la propria derivazione, in tutto o in parte, dall’ordine dei Rosa-Croce del XVII secolo, o fanno riferimento alla “tradizione rosacrociana” o all'”eredità di Cristiano Rosa-Croce”. I loro membri sono chiamati “rosacrociani”. Il termine “Rosa-Croce”, nel loro linguaggio, sta a indicare uno stato di perfezione morale e spirituale.

Come archetipo della società segreta di origini immemorabili e onnipotente, i Rosa-Croce appaiono nella letteratura esoterica, spesso come successori dei Cavalieri del Graal e dei Cavalieri templari.

RosaCroce : Christian Rosenkreuz chi era?

Christian Rosenkreutz (1378 – 1484) è stato un esoterista tedesco.

Considerato il fondatore dell’ordine dei Rosacroce (o Rosa+Croce come si trova riportato in molti testi), si pensa che sia vissuto in Germania tra il 1378 e il 1484. Compì viaggi in Medio Oriente, intrapresi per poter approfondire le proprie conoscenze sul mondo dell’occulto, evidenziando anche una forte motivazione mistica e gnoseologica.

Fu proprio al ritorno da questi viaggi che Christian Rosenkreutz (o Cristiano Rosacroce), rientrato in Germania, che è considerata sua patria di origine, fondò l’ordine segreto dei Rosacroce. Secondo quanto viene riportato in alcuni documenti, egli visse fino all’età di 106 anni.

Il suo corpo sarebbe stato rinvenuto, perfettamente intatto, 120 anni dopo, quando alcuni confratelli ritrovarono e aprirono la sua tomba. La sua storia è narrata in tre documenti fondamentali: Fama Fraternitatis (1614), Confessio Fraternitatis (1615) e Le nozze chimiche di Christian Rosenkreutz (1616, quest’ultimo generalmente attribuito a Johann Valentin Andreae).

Da quanto emerge dai documenti, la sua morte (sarebbe meglio dire il ritrovamento del suo corpo ancora integro) dovrebbe essere databile intorno all’anno 1603 (1604 secondo altre fonti). Sarebbe stato proprio il ritrovamento del corpo del Maestro l’evento detonante che portò alla rivelazione dell’Ordine dei Rosacroce agli occhi del mondo.

Una tesi diffusa è che la figura di Christian Rosenkreutz sia del tutto leggendaria; anche molti degli attuali movimenti che continuano a condividere gli ideali rosacrociani ne danno un’interpretazione figurativa, allegorica. Un’ipotesi è che egli rappresenti la personificazione di alcuni ideali (eroici, gnoseologici, religiosi, sociali, ecc.), che diversi pensatori e circoli mistici dell’epoca volevano diffondere.

Tuttavia alcuni occultisti ed esoteristi del secolo scorso, come ad esempio Rudolf Steiner, Max Heindel e Jan van Rijckenborgh, pur insistendo sull’alto valore allegorico della figura di Cristiano Rosacroce, intesa a rappresentare il prototipo dell’uomo che rinasce secondo la sua essenza divina, tracciano anche, nei loro scritti, i contorni di alcuni enigmatici adepti e iniziati di alto rango, che avrebbero dato forma attraverso i secoli alle “Scuole dei Misteri Occidentali”, presentandosi al mondo anche sotto questo nome simbolico.

Dopo aver fatto una breve esposizione del suo fondatore torniamo alla storia dell’ordine.

RosaCroce : Le origini e il XVII secolo

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Nel 1614 comparve a Kassel un opuscolo anonimo dal titolo Fama fraternitatis Rosae Crucis, che raccontava la vita di Christian Rosenkreuz (Cristiano Rosacroce): passati 120 anni dalla sua morte si sarebbe ritrovato il suo corpo ancora intatto, circondato da simboli e insegne iniziatici. L’opuscolo forse era circolato come manoscritto già a partire dal 1610.

L’anno seguente comparve un secondo opuscolo sull’argomento (Confessio Fraternitatis) e nel 1616 fu pubblicata un’opera del teologo Johannes Valentinus Andreae (1586-1654), avente per argomento Le nozze chimiche di Christian Rosenkreutz . Ad Andreae si possono forse attribuire anche i due opuscoli precedenti. Successivamente egli descrisse i Rosacroce come un ludibrium, un termine latino con il significato di “scherzo”, scherno pesante e offensivo. Secondo Frances Yates l’uso del termine andrebbe tuttavia inteso nel senso di una sorta di Divina Commedia e indica un’allegoria drammatica legata agli anni tumultuosi che precedettero in Germania la guerra dei trent’anni.

Queste pubblicazioni causarono un grande fermento in tutta Europa, che portò non solo a numerose ristampe, ma anche a discussioni, con opuscoli favorevoli o contrari, i cui autori spesso non conoscevano nulla dei veri scopi degli originari autori e in qualche caso è probabile si siano divertiti a spese dei loro lettori. Gli autori delle opere dei Rosacroce erano in generale favorevoli al Luteranesimo e in opposizione al Cattolicesimo, altri, come John Heydon, ammisero di non essere dei Rosacroce, ma di aver utilizzato titoli suggestivi per le loro opere per favorire la divulgazione dei loro studi ermetici.

Poiché i presunti autori dei manifesti rosacrociani ne hanno rifiutato la paternità o hanno detto che si trattava di uno scherzo, ed essendo dubbia l’esistenza stessa del movimento, il quale comunque dichiaratamente affermò di fondarsi sulla segretezza dei suoi membri, è evidente che chiunque poteva dirsi appartenente ai rosacrociani senza timore di smentita e viceversa a poco valeva negare l’appartenenza al movimento: pertanto non c’è quindi modo di saperlo con esattezza.

RosaCroce : Il XVIII secolo ed i rapporti con la massoneria.

Nel XVIII secolo diverse società segrete, legate più o meno strettamente alla massoneria, iniziarono a rivendicare una discendenza dal mitico ordine. L’influenza sulla nascita della massoneria non è del tutto accertata, anche se alcune cerimonie furono occasionalmente adottate. “Cavaliere Rosa-Croce” o “Cavaliere dell’Aquila e del Pellicano” è comunque la denominazione del 18º grado del “Rito scozzese antico ed accettato” e “Sovrano Principe Rosa+Croce, Cavaliere dell’Aquila” quella del IV Ordine, 7º grado del “Rito francese”.

Il dibattito attorno alla nascita

Secondo la leggenda l’ordine venne fondato nel 1407 da un pellegrino tedesco di nome Christian Rosenkreuz (Rosen = rosa; Kreuz = croce) (1378-1484) al suo ritorno in Germania. Soggiornò a Damasco e in Terra santa dove avrebbe studiato l’occultismo. Sembra che l’ordine fosse limitato a soli otto membri e che si fosse estinto immediatamente dopo la sua morte, per rinascere solo nel XVII secolo.

Secondo una leggenda meno conosciuta e circolante in ambiente massonico l’ordine sarebbe invece stato creato nell’anno 46, quando il saggio gnostico alessandrino Ormus e sei suoi discepoli si convertirono al Cristianesimo ad opera di San Marco evangelista, fondendo la dottrina cristiana con le religioni misteriche dell’antico Egitto: Christian Rosenkreuz sarebbe stato iniziato a quest’ordine divenendone il gran maestro invece di averlo fondato.

Secondo l’antroposofo Rudolf Steiner, la corrente rosicruciana avrebbe avuto origine nel XIII secolo in un luogo imprecisato dove si riunirono dodici personalità dotate di conoscenze particolarmente elevate, rappresentanti complessivamente delle religioni del loro tempo e di tutta la sapienza umana fino allora accumulata. Costoro avrebbero accolto nella loro cerchia segreta un tredicesimo giovane adepto, fisicamente gracile ma spiritualmente devoto, che venne gradualmente istruito fino a compendiare in sé, in forma nuova, i loro insegnamenti. Egli avrebbe avuto allora la visione di un cristianesimo esoterico quale religione universale, sintesi suprema di ogni altra, rivivendo l’esperienza di San Paolo sulla via di Damasco. Morto in giovane età, si sarebbe reincarnato nel XIV secolo come Christian Rosenkreuz. Recatosi a Damasco, poté recuperare la sapienza appresa nella sua vita precedente, che ritrasmise ai discepoli dei suoi dodici maestri passati, fino all’età di 100 anni, insegnando loro i misteri della spiritualità cristiana nelle forme nuove della Rosacroce, rese adatte alla mentalità del loro tempo. Ancora nel XVIII secolo si sarebbe reincarnato nel Conte di Saint Germain, ma il suo impulso rosicruciano avrebbe continuato ad agire anche oltre la sua vita terrena, fino ad oggi.

La simbologia

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La rosa nella croce

Il simbolo dell’ordine è una croce con al centro una sola rosa rossa. Il termine designa uno stato spirituale che corrisponde ad una conoscenza d’ordine cosmologico che può avere rapporti con l’ermetismo cristiano: il concetto centrale è doppiamente indicato dalla Croce e dal cuore, mentre le gocce di sangue che cadono dalla piaga aperta nel costato di Gesù Cristo si dispongono a forma di rosa. Esistono anche altre interpretazioni del simbolo che si riferiscono all’evoluzione spirituale dell’uomo: la croce ne rappresenta il corpo fisico e la rosa la personalità psichica e mentale in sviluppo, come la rosa che si apre lentamente alla luce. Altri simboli rosacrociani sono il pellicano e il giglio. Riguardo ai numeri, la simbologia dei Rosacroce fa riferimento soprattutto ai numeri 3, 4, 7, 10 e 12.

Il rosicrucianesimo antroposofico-goethiano

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Rudolf Steiner

Una nuova interpretazione del simbolismo rosacrociano è quella apparsa agli inizi del XX secolo ad opera del già citato fondatore dell’antroposofia, Rudolf Steiner, il quale contrapponeva il metodo di iniziazione dei Rosacroce a quello gesuita. Rosacrocianesimo e gesuitismo, pur entrambi cristiani, divergono secondo Steiner in maniera speculare sin dal loro apparire nel XV secolo, per la radicale differenza nell’educazione della volontà del discepolo: quest’ultima, nell’antroposofia, deve essere innanzitutto preparata dal pensare cosciente, cioè attraverso lo studio e la conoscenza meditata dei fondamenti della scienza dello spirito, i quali consentiranno di risvegliare sentimenti purificati che agiranno a loro volta nella sfera più sacra e intima della volontà. Questa va lasciata integra e libera, a differenza del metodo gesuita che, secondo Steiner, agirebbe su di essa tramite appositi esercizi spirituali di natura coercitiva e suggestiva.

L’antroposofia steineriana intende pertanto presentarsi come un rosacrocianesimo aggiornato ai nuovi tempi, che si accosta all’uomo attuale esclusivamente tramite la conoscenza, per penetrare la quale, come spiegato dal suo fondatore nel libro La saggezza dei Rosacroce, non sono necessarie particolari doti chiaroveggenti ma una padronanza delle capacità logiche. L’insegnante, per questo motivo, non va più considerato come un’autorità indiscussa, ma allo stesso livello di un maestro che insegni una materia, senza il quale non si possa procedere speditamente.

L’approccio rosacrociano va adattato secondo Steiner alla mentalità odierna che si sarebbe rinnovata a partire dal XIX secolo: mentre nei primi tempi esso si indirizzava prevalentemente allo studio della scienza naturale, ora andrebbe rivolto alla scienza occulta. Goethe è considerato da Steiner colui che ha rigenerato gli impulsi della Rosacroce in maniera consona all’umanità dei nuovi secoli, sicché il metodo da seguire per privilegiare il pensiero cosciente è quello goethiano.

Chiunque può, a suo dire, allenare per proprio conto il pensiero ad innalzarsi ai gradi superiori della coscienza ordinaria meramente rappresentativa, che sono progressivamente quelli dell’immaginazione, dell’ispirazione, e infine dell’intuizione, praticando ripetutamente l’«esercizio della Rosacroce» descritto da Steiner nel suo libro La scienza occulta, dove prospetta una meditazione visiva sul significato della croce e di sette rose fiorite al centro di essa.

L’alchimia rosacrociana secondo Steiner

Simboli alchemici sul frontone della Porta Magica a Roma, riconducibili alle figure contenute nell’Aureum Seculum Redivivum di Henricus Matadanus, alias Adrian von Mynsicht, antico esponente dei Rosacroce.

Lo studio della scienza naturale, praticato dai seguaci di Christian Rosenkreuz, verteva secondo Steiner sui processi di quella che è conosciuta come alchimia, così come l’astrologia studiava gli eventi del cielo. Tre in particolare erano i processi naturali oggetto di indagine, dietro i quali i teosofi rosacroce sentivano muoversi i pensieri di sublimi Esseri divini, che agivano nel macrocosmo della natura come nel microcosmo della loro anima.

  • la formazione dei Sali, ottenuti per condensazione dopo il loro scioglimento in un liquido e la successiva evaporazione di questo; qualunque passaggio dallo stato liquido a quello solido veniva posto in analogia con la preghiera, per la sua capacità di fissare nell’anima dei depositi o pensieri cristallini di vita spirituale che la preservassero dalla putrefazione della materia: i fenomeni della corruzione risultavano così trasmutati per l’azione del sale in grado di conservare la vita a venire;
  • la soluzione di un liquido ad opera di un solvente chiamato Mercurio, nel quale l’alchimista vedeva la stessa capacità di scioglimento propria dell’amore;
  • la combustione dello Zolfo, cioè di qualunque sostanza infiammabile, sotto l’effetto del fuoco, che egli interpretava come un segno con cui gli Esseri Spirituali operavano un sacrificio di se stessi in onore di più alte Gerarchie divine.

«Quando in questo stato d’animo egli vedeva compiersi la salificazione, allora nell’animo suo sorgevano dei puri pensieri che purificavano anche lui. Nell’abbandonarsi alla contemplazione del processo di soluzione egli si sentiva incitato all’amorevolezza, mentre nel processo di combustione sentiva germogliare in sé la volontà di sacrificio al Tutto. E compito di questi processi naturali era appunto di risvegliare in lui questi sentimenti. Ora, il chiaroveggente che avesse osservato, durante questi suoi esperimenti, il teosofo medioevale, avrebbe veduto quanto segue: avrebbe visto la sua aura, che prima del processo era un’aura normale trasformarsi dapprima in un’aura color rame, poi colore dell’argento e poi in una lucentissima aura d’oro. Per questo gli alchimisti dicevano che dalla rozza aura avevano tratto argento ed oro soggettivo. […] L’uomo di oggi non ha nemmeno una giusta idea di ciò che si possa sentire davanti a simili fenomeni naturali. Il teosofo medioevale sperimentava un intero dramma dell’anima, mentre otteneva così un metallo nel suo laboratorio. Dal processo che occorreva, per esempio, per ottenere l’antimonio provenivano

Le conoscenze così acquisite sui processi della vita e della morte erano espresse dal teosofo alchimista in forma di simboli, dalla forte carica evocativa, che evitassero di considerare quei fenomeni da un punto di vista riduttivo e meramente esteriore. Anche l’oro materiale così ottenuto non aveva alcun valore per lui in confronto alle esperienze vissute interiormente, da cui l’obbligo morale di non venderlo mai per denaro, bensì di donarlo.

Per Approfondimenti:

Approfondimento 1

Approfondimento 2

Approfondimento 3 I Grandi Illuminati – I Mistici – I veri Alchimisti – Con la Chiave Segreta per comprendere le opere di Jakob Boheme.

Approfondimento 4

Approfondimento 5 Gradi cavallereschi dal XV AL XXX di Rito Scozzese Antico ed Accettato

Approfondimento 6

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