Rennes Le Chateau e l’Abate Beranger Sauniere

Rennes Le Chateau e l Abate Beranger Sauniere

Storia e misteri di un “semplice” Abate.

Rennes Le Chateau e l Abate Beranger Sauniere , come avete potuto capire dal titolo in questo nuovo viaggio, parleremo della cittadina di Rennes Le Chateau e del suo enigmatico, misterioso abate.

Capitolo 1: Rennes Le Chateau e l Abate Beranger Sauniere

Il mistero di Rennes-le-Chateau è la storia fantastica di un povero prete che aveva scoperto un segreto che lo aveva fatto milionario.

rennes le chateau e l abate beranger sauniereNel giugno del 1885 presso il piccolo villaggio di Rennes-le-Chateau, sul fronte francese dei Pirenei, si era presentato il nuovo curato.

Si chiamava Béranger Saunière aveva trentatre anni e faceva ritorno alla terra che lo aveva visto nascere.

Dai diari dei suoi primi anni, sappiamo che era poverissimo: per mantenere se stesso e la sua perpetua doveva farsi bastare l’equivalente di sei misere sovrane (sterline d’oro) l’anno.

E cosÌ solo sei anni dopo il suo arrivo, Saunière aveva potuto incominciare a pensare di restaurare l’altare della chiesa.

Una grossa lastra di pietra cementata da una parte direttamente nel muro e sostenuta dall’altra da due basse colonnine quadrate in stile visigoto.

Una delle due colonne era risultata cava e dentro il prete aveva trovato quattro rotoli di pergamena infilati in custodie tubolari di legno.

I Rotoli del Mistero: Rennes Le Chateau e l Abate Beranger Sauniere

In due erano riportate genealogie di casati e famiglie locali; negli altri due erano riportati brani tratti dal Nuovo Testamento, scritti però in un modo strano, senza gli spazi di divisione che separano una parola dall’altra.

Sembravano testi scritti in codice e infatti il codice del testo più corto era stato interpretato con una certa rapidità.

Saunière l’aveva intuito al volo. Era stato sufficiente riportare di seguito tutte quelle lettere che si stagliavano le,ggermente più alte delle altre.

Ne era venuto fuori il seguente messaggio: «A Dagobert II et à Sion est ce trésor et il est la mort», ossia: «A Dagoberto II, re, e a Sion appartiene questo tesoro, ed egli qui giace».

Dunque si trattava di messaggi segreti da collegare a un tesoro. Dagoberto era stato un sovrano della dinastia merovingia francese del VII secolo.

Chi aveva scritto le pergamene doveva essere stato un predecessore di Saunière, forse un prete di nome Antoine Bigou, curato del villaggio al tempo della Rivoluzione francese.

Saunière pensò che sarebbe stato meglio consegnare i misteriosi rotoli al vescovo di Carcassonne, monsignor Felix-Arsène Billard, il quale era rimasto a tal punto incuriosito da quella scoperta da inviare lo scopritore a Parigi allo scopo di consultare alcuni esperti crittografi.

Il Coinvolgimento dei Crittografi.

Fra questi vi era l’abate Bieil, direttore di Saint Sulpice. n nipote di Bieil era un giovane brillante di nome Emile Hoffet, studente di linguistica.

Anche se Hoffet stava studiando da seminarista, non disdegnava egualmente di frequentare i circoli occultistici che su quel finire del XIX secolo fiorivano con grande abbondanza a Parigi, in un momento in cui tutto il mondo del mistero era in grande fermento.

Hoffet non aveva esitato dunque a introdurre anche Saunière in una congrega di illustri artisti, fra cui il poeta Mallarmé, lo scrittore Maeterlinck e il musicista Claude Debussy.

Ed era stato proprio Debussy a far conoscere a Saunière la celebre soprano Emma Calvé.

rennes le chateau e l abate beranger saunierePrima di lasciare la capitale, Saunière aveva avuto modo di visitare il Louvre e di acquistare le riproduzioni di tre quadri fra cui I pastori di Arcadia di Nicolas Poussin, dove si vedono tre pastori adagiati nei pressi di un’antica tomba sulla quale sta incisa la scritta «Et in Arcadia Ego», che la tradizione suole tradurre in “lo [la morte] sono anche in Arcadia”.

Il Ritorno a Rennes Le Chateau e le ricerche.

Quando dopo circa tre settimane Saunière aveva fatto ritorno a Rennes-IeChateau era nel pieno dell’eccitazione a proposito del mistero del tesoro.

Con l’aiuto di tre braccianti alla fine aveva rimosso la lastra davanti all’altare, distaccandola dal muro. Nella sua parte interna la pietra riportava la raffigurazione di un cavaliere medievale a cavallo.

La data corrispondeva al tempo del regno di Dagoberto. Scavando ancora, gli aiutanti di Saunière portarono alla luce due scheletri e – stando alla testimonianza di uno di essi, vissuto fino agli anni Sessanta del nostro secolo – una pentola piena di «medaglioni senza alcun valore».

A quel punto il prete aveva mandato via tutti, sprangato le porte della chiesa e trascorso da solo tutta la nottata.

Da quel giorno Saunière, in compagnia della sua perpetua – una ragazza di nome Marie Denamaud – aveva incominciato ad andare in giro per i dintorni con una grossa gerla sulle spalle per tornare riportando pietre per costruire una piccola grotta artificiale nel giardino della canonica.

Non sappiamo se solo questo fosse lo scopo delle sue sortite. Tra l’altro Saunière compì anche un piccolo atto vandalico su una tomba ospitata nel cimitero annesso alla chiesa.

Era quella di Marie, marchesa di Blanchefort, la cui pietra tombale era stata disegnata da quello stesso abate Bigou che aveva celato le pergamene all’interno della colonna d’altare.

L’Enigmatica Iscrizione: Rennes Le Chateau e l Abate Beranger Sauniere

Saunière aveva cancellato l’iscrizione sulla lapide facendola scomparire completamente e rimosso la stele.

Non sapeva però che un antiquario del luogo aveva già copiato entrambe le scritte, pubblicandole in un opuscolo.

rennes le chateau e l abate beranger sauniereLe due scritte verticali sui lati della lapide sono facili da decifrare.

Si tratta di un insieme di lettere greche e latine che compongono le parole Et in Arcadia Ego, esattamente come nel quadro di Poussin.

L’iscrizione centrale: «Reddis Regis Cellis Arcis» può essere così tradotta: “Alla regale Reddis, nella grotta della fortezza”, dove Reddis era uno degli antichi nomi di Rennes- le-Chiiteau, conosciuta dai Romani anche col nome di Aereda.

La scritta sulla stele (nel riquadro a sinistra) è poi contraddistinta da alcune singolarità.

Nella prima linea, la i di ci (ci gzt significa “qui giace”) è stata impressa come una T maiuscola. La M di Marie è stata volutamente lasciata alla fine della prima linea.

La “e” della parola nobile è scritta in carattere minore.

La parola che segue “negre” dovrebbe leggersi “Dables” e non “Darles” e quindi non dovrebbe esserci una R ma una B. Nel complesso, in tutta l’iscrizione sono otto le anomalie, divise in due gruppi di quattro lettere, il primo di maiuscole, il secondo di minuscole.

Dal primo si ricavano TMRO, mentre dal secondo deduciamo tre “e” e una “p”. Utilizzando in anagramma le lettere maiuscole, l’unica parola che si ottiene è MORT, ossia morte.

Lo stesso avviene con le minuscole, da cui si ricava: epée, che vuoI dire spada. Per farla breve, queste due parole erano le “chiavi” per liberare i messaggi segreti celati nelle pergamene trovate nella colonna …

Non sapremo mai se Saunière riuscì da solo nell’opera di decrittazione o se gli amici esperti crittografi gli diedero spunti decisivi per farcela, ma poco importa.

L’unica cosa certa è che da lì a qualche giorno, Saunière aveva incominciato a spendere e a spandere una montagna di quattrini.

Il Segreto Tramandato: Rennes Le Chateau e l Abate Beranger Sauniere

Quando nel 1917, all’età di sessantaquattro anni, Saunière era stato colto da infarto, prima di morire aveva voluto parlare col sostituto.

Una leggenda forse un po’ troppo fantasiosa tramanda che quando l’uomo era uscito dalla stanza era pallido e profondamente scosso e da quel giorno mai più nessuno lo vide ridere.

La perpetua, Marie Denarnaud, visse fino al 1953 in condizioni agiate.

Quando al termine della seconda guerra mondiale il governo francese aveva deciso di immettere nel paese la nuova valuta, chiedendo di essere aggiornato in merito alla provenienza delle ingenti fonti di denaro la donna era stata vista un giorno dare fuoco in giardino a una vera e propria montagna di biglietti da dieci di vecchi franchi.

Ma le era bastato affittare la bella villa per continuare a vivere sempre con un tenore di vita decisamente alto.

Era evidente quanto tenesse a non tradire il grande mistero che la legava a Saunière.

Poco prima della morte aveva predetto al suo affittuario che gli avrebbe rivelato il prezioso e unico segreto che l’aveva fatta ricca; ma non aveva fatto in tempo, stroncata da un ictus che, fra l’altro, le aveva anche tolto la favella.

Va da sé che la soluzione del mistero va ricercata nella scoperta da parte di Saunière del tesoro menzionato nelle pergamene segrete, trasformato in moneta corrente.

Una Nuova Storia

Nel 1969 Henry Lincoln, un moderno ricercatore dell’occulto, era rimasto profondamente eccitato dalla lettura del libro di Gérard de Sède dal titolo Le trésor maudit.

Egli aveva visitato più volte Rennes-le-Chateau e al suo mistero aveva dedicato un programma televisivo della BBC intitolato Il tesoro perduto di Gerusalemme … ?

Lincoln aveva dunque deciso di andare a trovare de Sède a Parigi, il quale, prima della messa in onda del programma televisivo, gli aveva mostrato la soluzione dell’enigma col codice del “cifrario lungo” desunto dalla colonna visigota dell’altare.

De Sède gli disse anche di essere arrivato al successo grazie alle indicazioni dei funzionari dei servizi segreti francesi che erano venuti a capo della decrittazione tramite il computer.

Ma Lincoln non ci aveva creduto, trovando conferma nel corrispondente servizio segreto britannico, dal quale aveva saputo che nessuno avrebbe potuto decifrare quel tipo di codice con un computer.

Si trattava, infatti, di un codice estremamente complesso, tanto intricato che lo stesso Lincoln si guarderà bene dal cercare di darne anche solo un cenno esplicativo nel libro che dedicherà al mistero.

Il Processo di Vigenère

Decifrarlo comportava l’applicazione di un meccanismo noto agli addetti ai lavori come processo di Vigenère, un metodo che richiedeva di scrivere l’alfabeto per ventisei volte all’interno di uno schema quadrato, con la prima linea che inizia con la lettera A, la seconda con la B, la terza con la C e cosÌ via.

Poi la chiave del codice – in questo caso Mort epée – veniva sovrapposta su tutto il messaggio, nella fattispecie sul testo trascritto sulla più lunga delle due pergamene con la trasformazione delle lettere con un semplice procedimento utilizzando le tavole di Vigenère.

Ma la cosa non aveva funzionato, perché il testo restava incomprensibile.

Il tentativo successivo era quello di far scorrere ciascuna lettera di una posizione lungo l’alfabeto. E ancora la cosa non aveva dato frutti.

Il passo dopo era quello di utilizzare una nuova chiave da distendere sul testo da decifrare.

Questa volta la chiave era l’intero testo scolpito sulla lastra tombale, a cominciare con la frase «Ci glt noble Maria», utilizzando inoltre anche i due gruppi di lettere finali ”p.s.” e “Prae cum”.

(parole latine che stanno per “prima” e “con”).

La nuova chiave veniva nuovamente applicata al testo, questa volta spostando le lettere alfabetiche di due spazi.

Infine, il testo veniva suddiviso in due gruppi di 64 lettere, disposte su due scacchiere e dalla postazione del cavallo venivano compiute alcune mosse a “elle” tipiche del cavallo appunto.

Dove “cadeva” la mossa si prendeva atto della lettera che vi stava scritta.

La serie di queste lettere indicate dalle mosse del cavallo venivano quindi riportate a parte per riuscire,
alla fine, a ottenere un messaggio, per quanto ancora sibillino.

Eccolo:
BERGERE PAS DE TENTATION QUE POUSSIN TENIERS GARDENT LE CLEF PAX
DCLXXXI PAR LA CROIX ET CE CHEVAL DE DIEU J’ACHEVE CA DAEMON DE GARDIENA MIOI POMMES BLEUES.

Grosso modo traducibile con: PASTORELLA NESSUNA
TENTAZIONE CHE POUSSIN E TENIERS TENGONO LA CHIAVE DELLA PACE
681 SULLA CROCE E QUESTO CAVALLO DI DIO IO RAGGIUNGO [DISTRUGGO]
QUESTO DEMONE GUARDIANO A MEZZOGIORNO LE MELE BLU.

Le conclusioni di Lincoln

Ovviamente alla luce di ciò sorgono un paio di domande come fece Saunière a decifrare? lo fece da solo? Gli fu data una mano?

Lincoln non può che concludere, logicamente, si sia trattato di qualcuno che già possedeva qualche conoscenza per risolvere il mistero, se non addirittura un gruppo o una setta.

La stessa organizzazione, forse, da cui il suo stesso informatore, Gerard de Sède, aveva a sua volta ottenuto indiscrezioni.

Questo sospetto sta alla base del gran numero di libri sul mistero di Rennes-IeChateau che incominciarono a uscire a partire dal 1956.

Alcuni autori preferivano l’anonimato, nascondendosi dietro pseudonimi del tipo “Antonio l’eremita”.

Testi rintracciabili presso gli archivi della Biblioteca Nazionale, anche se pressoché irraggiungibili in quanto non sempre disponibili, come uno di essi, il più interessante, che, combinazione, continuava a essere preso a prestito, di tre mesi in tre mesi e mai restituito.

Ad ogni buon conto, la ricerca nella Biblioteca aveva ben fruttato. Lincoln era infatti riuscito a mettere le
mani su una interessante miscellanea di curiosità, raccolte in un libro prezioso dal titolo Dossier segreti.

I Dossier Segreti e il Priorato di Sion

in uno di questi singolari documenti si parlava di un ordine segreto, quello del Priorato di Sion.

Come il lettore ricorderà,il documento più breve scoperto da Saunière nella colonna d’altare terminava con le lettere P.S., mentre quello dal testo più lungo – da dove si ricava il messaggio della “pastorella” – si chiude con la segnatura NO – IS, che lette al contrario danno SION.

Secondo questo documento, fra i grandi maestri di questo ordine occulto c’erano Nicolas Flamel (l’alchimista che la tradizione indica come l’unico giunto alla trasformazione in oro del vile metallo), Leonardo da Vinci, Isaac Newton, Victor Hugo e Claude Debussy, il musicista che, non dimentichiamo, Saunière aveva incontrato proprio a Parigi.

Ecco, forse qui si può rintracciare la fonte che suggerì al prete la chiave del codice.

Cosa è il Priorato di Sion?

rennes le chateau e l abate beranger sauniereMa, che cos’era il Priorato di Sion? Stando ai Dossier segreti si trattava della gerarchia occulta dell’ordine dei “monaci guerrieri”, ossia dei Cavalieri Templari.

Nell’anno del Signore 1118, dopo che la prima crociata aveva aperto la strada della Terra Santa ai pellegrini cristiani, un cavalieri di nome Ugo di Payens aveva concepito l’assurda idea di custodire e proteggere i perigliosi itinerari che conducevano nel santi luoghi con un ristretto manipolo di cavalieri scelti.

Sebbene incredibile, l’iniziativa aveva avuto un successo a dir poco strepitoso, al punto che all’ordine era stata assegnata un’ala del tempio di Salomone sul monte Sion a Gerusalemme da utilizzare come quartiere generale.

Col tempo, grazie ai pellegrini che lasciavano in eredità beni e ricchezze, l’ordine era diventato florido: i banchieri della Terra Santa.

Come l’ascesa era stata repentina, cosÌ il tracollo, avvenuto due secoli dopo era stato improvviso e drammatico quando il re di Francia Filippo il Bello, con un vero e proprio colpo di mano.

il 13 ottobre del 1307 aveva fatto arrestare tutti gli adepti in un sol colpo, con l’accusa delle più immonde nefandezze e blasfemie.

Decine di cavalieri vennero torturati e uccisi. Nel 1312 l’ordine era stato sciolto.

Filippo aveva centrato il suo obiettivo – impossessarsi di tutti i loro beni – ma non ce l’aveva fatta a mettere le mani sul grosso del tesoro che si trovava a Bezu, molto vicino

a Rennes-le-Chàteau …

Ne i Dossier segreti l’Ordine di Sion (come era chiamato in origine) era la società segreta che aveva dato origine ai Templari, rimasta intaccata dalla triste fine dei cavalieri.

Ma, qual era la finalità del Priorato? In apparenza, restaurare la dinastia dei Merovingi – quella fondata da re Clodoveo all’inizio del VI secolo d.C. – sul trono di Francia.

Col tempo, i sovrani merovingi si erano sempre più indeboliti – non per nulla passarono alla storia come i “re fannulloni” – lasciando le redini del governo in mano ai loro maggiordomi (ovvero i Maggiori di Palazzo).

Fino a che nel 679 uno di questi governatori aveva organizzato l’uccisione del re Dagoberto II – gli era stata conficcata una lancia in mezzo agli occhi mentre dormiva – per spalancare l’ascesa al trono al suo casato, che da lì a breve si era imposto nella dinastia dei Carolingi.

Sigisberto, il figlio di Dagoberto, all’uccisione del padre era scappato verso sud, raggiungendo il territorio della Linguadoca, ereditando il titolo di duca di Razés e di conte di Reda dallo zio.

Reda è un altro nome di Rennes-IeChàteau (all’epoca grande come una città), mentre Razés era il nome del territorio (o, meglio, contea) dove stava la città di Rennes.

Tre secoli dopo questi fatti, un altro discendente di Dagoberto, Goffredo di Buglione, sarà il condottiero principe della prima crociata, quella che condusse alla liberazione di Gerusalemme dai musulmani.

Voci e Misteri

Andando avanti nelle sue ricerche, Lincoln si ritrovò sempre più immerso in un incredibile labirinto di voci e misteri.

Tanto per cominciare, Gérard de Sède, mentre stava predisponendo la redazione del programma televisivo, gli aveva rivelato che la tomba raffigurata nella tela di Poussin era stata ritrovata.

Si trovava in una località detta Arques, a pochi chilometri di Rennes-Ie-Chàteau.

La tomba apparteneva al castello di Arques ed era in effetti la perfetta copia di quella dipinta dal Poussin.

La prima linea verticale della iscrizione tombale di Marie de Blanchefort dice «E in Arc». La scritta centrale dice: «Nella reale Reddis nelle segrete della fortezza».

Uno strano cerchietto circonda le lettere P.S., partendo prima della P compie un ghirigoro fino a fermarsi prima della S.

La lettera davanti alla P è una O, quella davanti alla S è una R. O ed R insieme fanno “or”, vale a dire “oro” in francese.

Dunque, il messaggio sembra suggerire che l’oro si trovi nelle segrete della fortezza della reale Reddis. Perché “reale”? Perché è associata alla linea dinastica dei sovrani merovingi …

CosÌ incominciamo a scoprire perché il messaggio in codice siglato sulla pergamena dice che Poussin conservava la chiave del mistero; era infatti a questo dipinto che faceva riferimento.

Ma nel messaggio era citato anche un altro pittore, Teniers, un fiammingo coevo di Poussin.

Lincoln scoprì che esiste una copia del quadro di Poussin I pastori di Arcadia conservata a Shugborough Hall, nello Staffordshire, un bassorilievo che ne è l’esatta immagine allo specchio.

Ma nella stessa galleria si trova anche una Tentazione di sant’Antonio di Teniers, uno dei soggetti favoriti di questo artista.

La Tentazione di Sant’Antonio di Teniers

rennes le chateau e l abate beranger sauniereQuesto però era diverso: il santo era raffigurato in meditazione, non sottoposto alla tentazione.

Nello sfondo si scorge una pastorella. «Pastorella, non tentazione, che Poussin e Teniers tengono la chiave … ». Shugborough Hall è la sede dei conti di Lichfield, teatro di una intensa attività massonica nel XVII secolo.

Nel 1715 uno dei conti aveva aiutato un cugino a fuggire dalla prigione di Newgate, l’uomo si chiamava Charles Radclyffe e compare nella lista dei grandi maestri del Priorato di Sion, cosÌ come citata nei Dossier segreti.

L’accusa per la quale Radclyffe era stato incarcerato è per noi piuttosto significativa: sostenere il vecchio pretendente al trono d’Inghilterra.

Radclyffe era diventato segretario del nuovo pretendente in Francia – e quasi certamente grande maestro del Priorato di Sion – ed era stato giustiziato dopo Culloden nel 1746.

Insomma c’erano ottimi motivi per immaginare che il mistero di Rennes-Ie-Chateau potesse in qualche modo trovare spiegazione a Shugborough Hall.

Peccato però che anche Lincoln non era stato in grado di farlo.

Ma in che cosa consiste il tesoro di Rennes-le-Chateau?

La prima, ovvia, risposta è che si tratta del tesoro tempi are di Bezu, quello che il re Filippo il Bello non era riuscito a scovare.

E l’ipotesi non è per nulla peregrina. C’è un’ulteriore indicazione racchiusa nella pergamena in codice contenente il testo più lungo.

Nel bel mezzo del messaggio si notano dodici lettere scritte piùin alto delle altre.

Prima di dare il via al processo di decodifica queste lettere non vanno tenute in conto.

In compenso, se ne trovano altre otto che sembrano cadere a caso lungo il testo e dalle quali si ricava Rex mundi, vale a dire Re del mondo.

Questo mette in collegamento il messaggio segreto con la setta religiosa dei Catari, che può essere intesa come una forma primitiva di protestantesimo.

I Catari

rennes le chateau e l abate beranger sauniereI catari, “purissimi”, erano tenutari di un credo che risaliva molto indietro nel tempo, alla setta dei manichei, i quali sostenevano che tutto ciò che nel mondo è materiale è negativo, demoniaco; mentre tutto ciò che ha a che fare con lo spirito è buono, positivo.

Credevano che il mondo non fosse stato creato da Dio, ma da un demiurgo o demone, il vero re del mondo.
Anche se accettavano l’idea di salvezza per il tramite di Cristo, non credevano che fosse morto in croce.

 

Questa setta di puritani ante litteram era diventata così potente nella Linguadoca -la regione dove si trova Rennes-leChateau – da indurre il papato a scatenare una crociata.

Nel 1209 un’armata sostenuta dal papa aveva invaso la Linguadoca e massacrato migliaia di catari.

Il colpo di grazia venne inferto nel 1244, quando la setta si era ritirata per un estremo tentativo di resistenza a Montségur, una roccaforte situata sulla cima di un monte.

Dopo dieci mesi di ininterrotto assedio, i catari erano stati costretti ad arrendersi, con la promessa che chi avesse rinnegato il proprio credo sarebbe stato lasciato libero; mentre quelli che si fossero opposti sarebbero stati arsi vivi sul rogo.

Tempo per meditare una decisione: due settimane.

Scaduto l’ultimatum, circa duecento catari erano stati bruciati vivi sulla pubblica piazza su un’ immensa pira.

Ma in quelle due settimane quattro uomini erano scappati portandosi dietro il “tesoro” della setta; due mesi dopo altri due affiliati erano scappati con il resto del tesoro.

Nessuno era mai stato intercettato.

Il tesoro di Saunière avrebbe dunque potuto essere quello trafugato dai catari a Montségur.

C’è però da dire che non doveva essere molto sostanzioso, dopo tutto, sei soli uomini costretti a scappare scendendo da una montagna non avrebbero certo potuto portarsi dietro chissà quali quantità di oro o argento.

Diverso, se invece di questo genere di tesori avessero trafugato qualcos’altro, come, per esempio, gli oggetti sacri del catarismo. Se siamo nel giusto, di che cosa avrebbe potuto trattarsi?

Il Tesoro dei Visigoti

Per offrire a chi legge un’informazione completa è doveroso dire che nella zona si favoleggiava della presenza di un altro tesoro, quello dei Visigoti (Goti d’Occidente), i barbari teutonici che avevano contribuito grandemente con le loro invasioni continue alla caduta dell’Impero Romano.

Al tempo di Dagoberto, la città di Rennes-le-Chateau era un bastione visigoto e lo stesso Dagoberto aveva sposato una principessa barbara.

Nel corso della loro trionfante galoppata per tutta l’Europa, i Visigoti avevano avuto modo di accumulare una grande quantità di tesori, fra cui anche alcuni pezzi provenienti dal Tempio di Gerusalemme, sottratti dopo che l’imperatore romano Tito aveva fatto cadere Gerusalemme nel 69 d.C.

La maggior parte di questo tesoro non venne mai recuperato.

I Dossier Segreti e il tesoro “non materiale”

Ma, stando a quanto Henry Lincoln era venuto a sapere a proposito del Priorato di Sion, quello di cui si parlava nei Dossier segreti non era un tesoro materiale, quanto piuttosto qualcosa di ben diverso.

La traccia da seguire conduceva lungo una via del tutto differente. Dopo il suo primo programma televisivo dedicato al mistero di Rennes-Ie-Chateau (ne seguirono altri due),

Lincoln scrive di aver ricevuto una singolare lettera da parte di un prete anglicano, nella quale si precisa che senz’altro il tesoro non consisteva né in oro né in pietre preziose.

Consisteva invece in una «prova inconfutabile e incontrovertibile » attestante che la crocifissione era una frode e che Gesù nel 45 d.C. era ancora vivo.

(Gli storici datano la sua morte all’anno 33 della nostra era). Lincoln si era incontrato col prelato, il quale si era rifiutato di entrare nei dettagli.

Aveva però ammesso di aver ricevuto quelle preziose informazioni da uno studioso anglicano di nome Canon Alfred Leslie Lilley.

Questi aveva sempre mantenuto ottimi contatti con gli studiosi cattolici di Saint Sulpice e conosceva molto bene Emile Hoffet, il sacerdote che aveva introdotto Saunière a Debussy e a tutti gli altri esoteristi.

Poco alla volta il “grande segreto” del Priorato di Sion incominciava a essere svelato.

Il Volto “Diverso” della storia dei Re Merovingi

Il vero fondatore della dinastia dei Merovingi non era stato il leggendario re Meroveo (o Meroée), ma Gesù in persona, ed era per questo che i discendenti dei Merovingi accampavano il loro diritto alla regalità della Francia.

Durante la sua inchiesta, Lincoln si era imbattuto a più riprese col Santo Graal o “Sangreal”.

Secondo un’antica leggenda esso apparteneva ai Templari; secondo un’altra avrebbe fatto parte del tesoro trafugato dai pochi catari fuggitivi che avevano segretamente lasciato la rocca di Montségur.

Ma “sang real” significa “sangue reale”. Stando alla tradizione, il Graal era la coppa dove Gesù aveva bevuto durante l’Ultima Cena, e le numerose leggende legate a Glastonbury affennano venisse preso e custodito da Giuseppe di Arimatea.

In due Vangeli, Gesù viene presentato come un discendente di re Davide, quindi erede di sangue reale.

Le parole “Re dei Giudei” poste sul cartiglio sulla sommità della croce, si ritiene componessero una scritta sarcastica, invece rispondeva a ciò che la maggior parte dei seguaci di Cristo continuavano a ripetere.

Ma è stato solo nello straordinario libro Il Santo Graal (1982) che Lincoln – insieme ai coautori Michael Baigent e Richard Leigh – ha rivelato infine la incredibile teoria, ricavata mettendo insieme tutte le sue ricerche.

Ad essere sinceri, è molto difficile riuscire a distinguere fino a che punto il libro è frutto della immaginazione di Lincoln, oppure fino a che punto si basa su informazioni tipo quelle da lui ricevute da Gérard de Sède o da M. Pierre Plantard di Saint-Clair, che si proclama diretto discendente di

Dagoberto II, e primo pretendente legittimo del lignaggio merovingio al trono della moderna Francia; tuttavia l’ipotesi prospettata è a dir poco sconvolgente. Eccola.

La Teoria Sconvolgente

Gesù non è morto in croce: la spugna che gli era stata accostata alle labbra era imbevuta di una potentissima droga.

Gesù era morto nel giro di poche ora, mentre la media dei crocifissi resisteva giorni, se non addirittura settimane.

La sua morte era stata accelerata dalla rottura delle gambe, un atto di umana pietà che sollevava il crocifisso dal doversi sorreggere con i piedi inchiodati, assicurando un repentino soffocamento non appena il peso del corpo doveva essere sostenuto soltanto più dalle braccia distese.

La spugna drogata gli era stata offerta al momento opportuno. Secondo Lincoln e colleghi, Gesù era sposato, quasi certamente con Maria Maddalena, da identificarsi con quella stessa Maria, sorella di Lazzaro, resuscitato dalla morte.

Quindi aveva lasciato la Palestina ed era approdato in Linguadoca, anche se non è da escludere che morisse nell’assedio della rocca di Masada del 74 d.C.

Pertanto la tomba sul colle dipinta da Poussin poteva per davvero essere quella di Cristo.

Che questa storia sconvolgente sia o meno sorretta da certezze storiche è senza dubbio a questa corrente di pensiero che si allineavano il credo del Priorato di Sion e lo stesso Saunière.

Il lettore ricorderà come avesse fatto costruire  una torre per conservare tutti i suoi libri, chiamandola torre di Magdala (nome del villaggio da dove proveniva la Maddalena).

Poi aveva chiamato la sua villa Betania, da Betania appunto, il paese natio dell’ altra Maria, lo stesso in cui due dei suoi discepoli si erano procurati l’asino in groppa del quale Gesù aveva fatto il suo ingresso a Gerusalemme.

Secondo Lincoln uno dei due era Lazzaro e anche questa sceneggiata rientrava nel complesso piano
di finzioni che sarebbero culminate nella crocifissione e nella morte fasulle.

A proposito del pittore Nicolas Poussin c’è da osservare un fatto interessante.
Nel 1656 Nicolas Fouquet, ministro delle Finanze del re di Francia Luigi XIV, inviò suo fratello più giovane, Louis, a Roma per una missione segreta, con l’incarico fra l’altro di incontrare anche Poussin.

Il 17 aprile, Louis scrive al fratello comunicandogli la “grande gioia” manifestata dal pittore per la missiva che gli aveva consegnato a suo nome.

E prosegue dicendo:
Egli ed io abbiamo programmato alcune cose di cui sarò in grado di informarvi completamente
fra breve; cose che vi consentiranno, per il tramite del signor Poussin, di guadagnare grandi vantaggi che persino i re avrebbero grosse difficoltà a ottenere da lui e che, stando alla sua parola, nessuno al mondo per i secoli a venire avrebbe mai potutoscoprire; ed invece sarebbero stati conquistati senza alcuna fatica e con grande profitto; e si tratta di questioni così intricate e difficili da investigare che nessun’altro al mondo in questo tempo potrebbe meritarsi una maggiore fortuna ma neppure una eguale …

n commento relativo ai «grandi vantaggi che persino i re avrebbero grosse difficoltà ad ottenere da lui» è un chiaro riferimento a Luigi XIV.

Sembra che Fouquet sia coinvolto in qualche misterioso complotto alle spalle del suo sovrano.

Cinque anni dopo, Fouquet venne arrestato con vaghe incriminazioni relative ad appropriazioni indebite e condannato al carcere a vita. (Secondo alcuni era lui il celeberrimo uomo dalla maschera di ferro).

Da parte sua Luigi XIV faticò non poco per ottenere il quadro I pastori di Arcadia – scolpito sulla tomba dello stesso Poussin – ma ciò malgrado non lo esibì mai, tenendolo sempre nascosto nei suoi appartamenti privati.

Fatte tutte queste premesse, proviamo adesso a tratteggiare nelle sue linee essenziali questa storia incredibile.

Una Storia Incredibile

Essa inizia con la crocifissione simulata e la susseguente “resurrezione” di Cristo, con lo scopo di dare origine a una fede e al consolidamento del verbo cristiano.

Vero o falso che sia, siamo invitati a credere che la dinastia dei Merovingi discenda comunque in linea diretta da Gesù.

Quando il povero Dagoberto era stato assassinato, la Chiesa aveva benedetto l’operazione e Pipino il Breve, primo dei Carolingi, aveva abbondantemente ripagato la compiacenza papale scendendo in Italia con un esercito per sconfiggere i Longobardi, acerrimi nemici del pontefice, confiscandone beni e territori per farne donazione al vicario di Cristo, costituendo così una forte base per il futuro stato pontificio.

Da quel momento i Merovingi divennero il nemico numero uno della Chiesa romana. Contemporaneamente si era configurato il Priorato di Sion, il cui scopo era quello di restaurare sul trono di Francia la discendenza reietta. 

Il Priorato possedeva nel suo tesoro alcuni oggetti di grande valore, forse anche il Graal, ma anche qualche prova “inconfutabile” dell’ autentica discendenza dei Merovingi dalla linea di sangue di Gesù. La parola d’ordine era probabilmente il motto “Et in Arcadia Ego”.

Nel XII secolo i Templari erano diventati l’ordine cavalleresco del Priorato – cosa che contemplava la conoscenza del mistero della finta crocifissione – un segreto, teniamolo bene a mente, il cui disvelamento avrebbe provocato la disintegrazione sin dalle fondamenta del cristianesimo e della Chiesa cattolica, che si basava sul concetto di resurrezione.

Niente crocifissione, niente resurrezione, niente Chiesa …

Gli aspetti più strani delle accuse mosse contro i Templari furono la blasfemia e l’adorazione del diavolo. Ma se l’Ordine possedeva queste conoscenze, evidentemente era pericoloso, sia per la Chiesa che per lo stato (nella fattispecie, i sovrani di Francia).

Esistono non poche prove attestanti un’alleanza fra Templari e catari.

Questi ultimi donarono molti territori ai Templari e Bertrand de Blanchefort, quarto Grande Maestro dell’Ordine, proveniva proprio da una famiglia catara.

I suoi discendenti lottarono al fianco dei catari della Linguadoca contro l’esercito papale inviato per distruggere l’idea catara.

A partire dal XVI secolo la schiatta merovingia cominciò a essere rappresentata dalla casa di Lorena (poi Asburgo-Lorena, così che gli Asburgo vantavano a ragione anche sangue merovingio).

Eliminare dal novero dei pretendenti la potentissima casa dei Valois non era stata certo un’impresa facile, ma quando alla fine il casato di Lorena ce l’aveva fatta si era così prosciugato nei mezzi e nei pretendenti da non riuscire neppure più a proporre un candidato credibile e potente.

Quando Luigi XIII era morto, c’era stato un tentativo di golpe per impedire l’ascesa al trono di Luigi XIV che era fallito miseramente.

(Il lettore che intenda studiare gli aspetti storici con un dettaglio maggiore deve assolutamente leggere in versione integrale il libro di Lincoln che stiamo qui riassumendo).

La storia dell’improvviso ribaltone di Fouquet induce a ritenere che egli volesse profittare del segreto del Priorato di Sion per eliminare il re.

Non è ben chiaro in che modo Poussin fosse immischiato nella faccenda, ma è più che probabile che fosse un membro del Priorato e come tale gli fosse stato chiesto di immortalare in codice il segreto più grande – quello della “prova inconfutabile”, se non addirittura il Graal – nel quadro che egli intitolò I pastori di Arcadia.

Secondo Lincoln, il dipinto racchiude alcuni principi di geometria sacra, fra cui un “pentagramma”, tramite il quale sarebbe possibile scovare il famoso tesoro.

li morboso interesse di re Luigi nei confronti dell’opera non può che giustificarsi con la sua speranza di riuscire a trovare la chiave interpretativa.

I Rosacroce: Rennes Le Chateau e l Abate Beranger Sauniere

Dando ancora seguito ai Dossier segreti, durante i primi anni di regno di Luigi, Grande Maestro del Priorato era un ministro tedesco che si chiamava Johann Valentin Andreae, particolare che introduce un’ulteriore, intrigante, complicazione.

Andreae era infatti ritenuto l’autorevole autore di un libricino intitolato La fama fraternitas del meritevole Ordine della Rosa Croce, pubblicato nel 1614.

Si narrava di un asceta di nome Christian Rosenkreuz, vissuto fino a centosei anni, che aveva dedicato tutta la sua vita allo studio dell’occultismo ed aveva fondato un ordine segreto detto della Fratellanza della Rosacroce o, più semplicemente, Rosacroce.

Per circa centoventi anni il suo corpo era rimasto sepolto in una tomba segreta, rischiarata da candele dalla luce eterna, finché era stato riportato alla luce da un confratello.

Ora, chiunque avesse desiderato condividere il segreto della sua saggezza non avrebbe dovuto fare altro che annunciarlo pubblicamente e sarebbe stato contattato da qualche inviato della setta segreta per l’affiliazione …

Molti erano usciti allo scoperto manifestando questa volontà, ma (per quel che se ne sa) nessuno venne mai davvero contattato.

Poi erano usciti altri due lavori di stampo rosacrociano e un terzo ancora, dal titolo Il matrimonio alchemico di Christian Rosenkreuz, venne dagli studiosi attribuito alla penna di Andreae.

Nel corso dei secoli, il movimento dei Rosacroce ha esercitato una forte e notevole influenza sul modo di pensare di studiosi e occultisti.

Lincoln sostiene che Andreae sarebbe stato il Gran Maestro del Priorato di Sion (questo circa vent’anni dopo l’uscita della Fama), cosa che indurrebbe a identificare il Priorato dapprima con la stessa confraternita segreta dei Rosacroce, poi con le diverse logge massoniche.

Scrive Lincoln:
Ma fu solo nel XVIII secolo che la linea di sangue dei Merovingi arrivò al punto più vicino per il compimento e il raggiungimento dei suoi obiettivi. In virtù degli intrecci matrimoniali con gli Asburgo, la casa di Lorena aveva messo le mani sul trono d’Austria. il Sacro Romano Impero.

Quando Maria Antonietta. figlia di Francesco di Lorena, era diventata regina di Francia. anche il trono francese sarebbe passato da lì a una o due generazioni al massimo sotto il potere dinastico merovingio. Non fosse scoppiata (meglio dire “intervenuta”) la Rivoluzione francese, la casa Asburgo-Lorena all’inizio deIl’800 si sarebbe trovata fra le mani le redini dell’ intera Europa.

Ovviamente, con l’avvento della Rivoluzione questi sogni svanirono.

E per chissà quale ragione l’abate Antoine Bigou, il prete di Rennes-le-Chateau nonché confessore particolare della nobile famiglia dei Blanchefort (di cui un antenato era stato Gran Maestro dei Templari) avvertÌ improvvisamente che sia la sua persona che il mistero di Rennes-Ie-Chateau erano fortemente minacciati.

Il perché non ci è noto; i sanculotti non ce l’avrebbero mai fatta a fare piazza pulita di tutti i prelati di Francia. Probabilmente temeva di essere tradito o di rischiare di esserlo.

Ad ogni buon conto, aveva pensato di compilare un messaggio segreto in codice su due pergamene da nascondere, assieme con due alberi genealogici nobiliari, in una colonna visigota cava.

Non siamo a conoscenza di che cosa contenevano le due tavole dinastiche, ma forse non andiamo tanto lontano dal vero nell’ asserire si trattasse dell’ albero genealogico che da Cristo giungeva fino ai membri viventi del Priorato di Sion. 

(Stando all’informatore di Lincoln, M. Plantard, l’ultimo pretendente merovingio, questi preziosi documenti si troverebbero oggi nel caveau di una banca londinese).

Poi Bigou era volato in Spagna dove era morto.

Il Nuovo Secolo

Questo lo scenario quando, all’inizio del nuovo secolo, era comparso Saunière con la scoperta delle pergamene segrete.

Da questo momento che era dunque accaduto? Saunière era andato a Parigi e aveva incontrato l’unica persona – Emile Hoffet – in grado di introdurlo al mistero del Priorato di Sion.

I membri del Priorato, che avevano forse perduto il contatto con il mistero di Rennes-le-Chateau da quando Bigou aveva occultato ogni cosa, furono ben felici di accogliere il nuovo prelato della città.

Saunière era così venuto a conoscenza della simulata morte di Cristo sulla croce e della nascita della dinastia da lui fondata, diventando un membro della congregazione occulta.

rennes le chateau e l abate beranger sauniereSul punto di morte, dopo essersi goduto il suo tesoro per quasi un quarto di secolo, Saunière aveva letteralmente sconvolto il confessore che gli somministrava gli estremi sacramenti, rivelandogli di non essere cristiano.

Una rivelazione tremenda, d’altra parte già confessata nelle opere di ristrutturazione della chiesa, dove si vedeva il diavolo raffigurato nella porta (il Rex mundi) – chi altri se non Asmodeo, il leggendario custode del tesoro di Salomone – e alcuni stravaganti particolari nella tavola della crocifissione, dove ai piedi della croce si poteva scorgere una sacca colma di danari.

Sull’architrave della porta Saunière aveva fatto scolpire le parole TERRIBILIS EST LOCUS ISTE, vale a dire: questo luogo è terribile.

Si trattava di una frase tratta da un canto propiziatorio intonato in occasione dell’inaugurazione di una nuova chiesa, dove la parola “terribile” sta a significare “che ispira meraviglia”.

Una scelta quanto meno strana come motto per una nuova chiesa, se solo si considera che il pellegrino un istante dopo si sarebbe imbattuto nel “demone guardiano” della soglia d’ingresso, un diavolo che sorreggeva l’acquasantiera.

Lincoln sembra propenso a credere che la ricchezza di Saunière gli arrivasse dal suo collegamento con il Priorato di Sion; ma alcuni altri autori non sono d’accordo.

Per esempio, Brian Innes, autore nel 1980 di una serie di quattro articoli sull’enigma di Rennes-le-Chateau comparsi sulla rivista di’misteri «The Unexplained» evidenzia come nella zona venisse sovente trovato dell’oro.

Nel 1645 un giovane pastore di nome Ignace Paris era stato condannato per furto, per essere stato trovato in possesso di monete d’oro che diceva di aver trovato dopo essere casualmente caduto in una gola che nascondeva l’accesso a una grotta piena zeppa di tesori.

Innes ricordava, poi, il ritrovamento in tempi più recenti di una lastra dorata, del peso di oltre 25 kg, venuta alla luce nei pressi del castello di Rennes-Ie-Chateau, apparentemente ottenuta dalla fusione di monete arabe (crociati) e la scoperta nel 1928 dei resti di una statua d’oro venuti alla luce in un anfratto lungo la sponda del ruscello che scorre appena sotto il villaggio.

Il libro The Holy Grail Revealed: The Real Secret Of Rennes-le-Chateau

Nel loro libro The Holy Grail Revealed: The Real Secret Of Rennes-le-ChQteau, Patricia e Lionel Fanthorpe sostengono che Saunière rinvenne un vero e proprio tesoro e non venne soltanto a capo di qualche segreto misteriosofico.

Sono d’accordo con Lincoln però sul fatto che il prete avesse anche messo le mani su qualche oggetto di potere, come per esempio il Santo Graal, in grado di conferire ricchezza e benessere a chi lo possiede.

Una sorta di “anello del potere”, quello descritto da Tolkien nella sua strabiliante saga Il Signore degli anelli.

In un punto del loro lavoro essi suggeriscono addirittura che l’oggetto prodigioso potesse avere un’ origine extraterrestre, con ciò mettendo in stretto collegamento Rennes-le-Chateau con le teorie di Erich von Daniken sugli antichi astronauti.

Anche se non c’è una teoria che da sola riesca a dare ragione del mistero di Rennes-le-Chateau, fra tutti l’autore che sembra essersi avvicinato di più alla soluzione sembra essere Lincoln.

Per un lettore del nostro tempo, scoprire che Gesù non è morto sulla croce, che si è sposato e ha dato il via a una dinastia reale non è cosa, diciamo così, “terribile”.

Se proviamo però a pensarla trasferita di qualche secolo, possiamo immaginare come a Nicolas Poussin e a Louis Fouquet abbia letteralmente fatto drizzare i capelli sulla testa, dal momento che al pari di una bomba spirituale avrebbe potuto far “saltare” in aria sedici secoli di cristianesimo, senza parlare del soglio papale.

Lo stesso dicasi anche per uomini come Saunière, per quanto vissuti alle soglie di un incalzante, quanto disincantato e nuovo xx secolo.

Conclusione: Rennes Le Chateau e l Abate Beranger Sauniere

A questo punto, viene quasi da chiederci: ma sarà poi un bene scavare fino in fondo in questo sconvolgente segreto? Certo, nel novero delle possibilità, non può essere che un bene.

Forse gli adepti del Priorato di Sion sanno con esattezza ciò che Saunière scoprì a Rennes-Ie-Chateau nella tomba sulla collina o nell’antica fortezza e non è da escludere che la tendenza della congrega a farsi sempre più trasparente dinanzi all’opinione pubblica non arrivi al punto di svelare il mistero una volta per tutte.

Ma quand’anche questo non dovesse accadere, la soluzione potrebbe ancora trovarsi nel messaggio
conservato nella seconda pergamena, risolvendo il puzzle di Poussin e Teniers, lavorando sulla decifrazione delle parole “pace 681” (data che potrebbe riferirsi, per esempio, al 1799, visto che i Massoni Templari contano gli anni a partire dal 1118), sul significato del cavallo di Dio, del demone guardiano di mezzogiorno, delle mele blu.

Ma chiunque abbia la sorte di venire a capo del segreto, sappia per certa una cosa: che il tesoro è ormai perduto per sempre.

info e dettagli presi dal libro “Il grande libro dei misteri irrisolti” tutti i diritti sono riservati ai rispettivi proprietari

Rennes Le Chateau e l Abate Beranger Sauniere. E con questo finisce questo lunghissimo , intrigante ed affascinante articolo.

Abbiamo iniziato a parlare di una semplice cittadine , del suo abate e andando sempre più dentro alla storia siamo finiti a parlare di dossier segreti, priorato di sion, catari, rosacroce e tanto altro, tutto legato alla stessa storia .

Forse non si arriverà mai alla verità su Rennes Le Chateau e l Abate Beranger Sauniere, ma bisognas ammettere che la storia è coinvolgente ed intrigante.

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