Maya – Storia, Religione e Divinità – Parte 1

Maya

Storia, Religione e Divinità Parte 1

Maya Religione e Divinità, in questo primo articolo andremo alla scoperta della storia e la religione dei Maya. Faremo un lungo viaggio attraverso la storia di questo misterioso, importante popolo. Iniziamo subito

mayaGli antichi maya furono una popolazione insediatasi in Mesoamerica dove svilupparono una civiltà nota per l’arte, per l’architettura, per i raffinati sistemi matematici e astronomici, e per la scrittura, l’unico sistema noto di scrittura pienamente sviluppato nelle Americhe precolombiane. La civiltà dei maya si sviluppò in una zona che comprende l’odierno sudest messicano, il Guatemala e il Belize, oltre a porzioni occidentali dell’Honduras e di El Salvador. Questa regione è costituita dalle pianure del nord, che comprendono la penisola dello Yucatán, dagli altopiani della Sierra Madre, che si estendono dallo stato messicano del Chiapas verso tutto il sud del Guatemala e poi in El Salvador, e dalle pianure meridionali del litorale del Pacifico.

Durante il periodo preclassico, questa civiltà costituì le prime comunità stanziali e adottò la coltivazione degli alimenti che diventarono base della loro alimentazione, tra cui maisfagiolizucche e peperoncini. Le prime città maya si svilupparono tra il 750 a.C. e il 500 a.C. ed esse vantavano monumentali architetture, come i grandi templi impreziositi da elaborate facciate in stucco. La scrittura geroglifica fu utilizzata a partire dal III secolo a.C. Nel tardo periodo preclassico, un certo numero di grandi città crebbero nel Bacino di Petén e Kaminaljuyu diventò un centro molto importante negli altopiani del Guatemala. Con l’avvento delle costruzioni dei monumenti scolpiti con le date del lungo computo, avvenuto intorno al 250 d.C., si fa coincidere l’inizio del periodo classico.

Tale periodo vide i Maya fondare numerose città-stato collegate da una fitta rete commerciale. Due città rivali, Tikal e Calakmul, divennero molto mayapotenti. Il periodo classico fu caratterizzato anche dall’intervento intrusivo della città messicana di Teotihuacan nella loro politica dinastica. Nel IX secolo vi fu un diffuso collasso politico nella regione centrale che sfociò in una guerra civile con un conseguente abbandono delle città e uno spostamento verso nord della popolazione. Il successivo periodo postclassico, vide sorgere a nord l’insediamento di Chichén Itzá e l’espansione dell’aggressivo regno Quiché di Q’umarkaj nelle regioni collinari del Guatemala. Nel XVI secolo, l’impero spagnolo colonizzò la regione mesoamericana e, dopo una lunga serie di campagne militari, l’ultima città maya cadde definitivamente nel 1697.

La legge del periodo classico fu centrata intorno al concetto di “re divinità”, che agiva come mediatore tra i mortali e il regno soprannaturale. Il potere sovrano era patrilineare e veniva normalmente passato al figlio maggiore. La politica maya fu caratterizzata da un sistema chiuso di patronato, anche se l’esatto sistema amministrativo variava da una città-stato all’altra. Verso la fine del periodo classico, gli appartenenti all’aristocrazia risultarono numericamente aumentati, con una conseguente riduzione del potere esclusivo del re divino. La civiltà maya sviluppò forme d’arte altamente sofisticate, utilizzando per le loro opere materiali sia deperibili che non deperibili, tra cui legno, la giada, l’ossidiana, la ceramica, la pietra scolpita, gli stucchi e gli affreschi finemente dipinti.

Le città maya tendevano ad espandersi casualmente e il centro cittadino era occupato da complessi commerciali e amministrativi, circondati da una serie di quartieri residenziali edificati disordinatamente. Spesso, diverse zone della città erano collegate da strade rialzate. Le costruzioni principali erano i palazzi, i templi-piramide, i campi per il gioco della palla e le strutture dedicate all’osservazione astronomica. La classe elitaria maya era in grado di leggere e scrivere e sviluppò un complesso sistema di scrittura geroglifica che fu la più avanzata delle Americhe precolombiane. I Maya raccolsero la loro storia e la loro conoscenza in alcuni libri, di cui rimangono solo tre esemplari, i restanti furono distrutti dagli spagnoli. Tuttavia vi sono anche un gran numero di testimonianze ritrovate su steli e ceramiche. I Maya svilupparono un sistema altamente complesso di calendari rituali e la loro matematica comprendeva uno dei primi casi di zero esplicito nel mondo.

Solitamente la storia della civiltà maya viene divisa in tre periodi principali: preclassico, classico, e postclassico.[17] Gli studiosi moderni considerano questi periodi come divisioni arbitrarie della loro cronistoria, piuttosto che indicativi dell’evoluzione culturale o della decadenza.[18] Le date inizio o di fine di una dato periodo, possono variare anche di un secolo a seconda dell’autore o del testo di riferimento.[19] Il periodo preclassico si estende circa tra il 2000 a.C. e il 250 d.C., a cui segue il periodo classico, circa dal 250 d.C. al 950 d.C. e il postclassico dal 950 d.C. alla metà del XVI secolo.[20] Ogni periodo è così ulteriormente suddiviso:

Cronologia maya[20]
Periodo Divisione Data
Preclassico Primo preclassico 2000–1000 a.C.
Medio preclassico Primo medio preclassico 1000–600 a.C.
Tardo medio preclassico 600–350 a.C.
Tardo preclassico Primo tardo preclassico 350–1 a.C.
Tardo tardo preclassico 1 a.C. – 159 d.C.
Ultimo preclassico AD 159 – 250 d.C.
Classico Primo classico 250–550 d.C.
Tardo classico 550–830 d.C.
Ultimo classico 830–950 d.C.
Postclassico Primo postclassico 950–1200 d.C.
Ultimo postclassico 1200–1539 d.C.
Periodo di contatto 1511–1697 d.C.

Periodo preclassico

mayaTradizionalmente si intende per preclassico il periodo storico in cui iniziò lo sviluppo della civiltà maya. Tra gli studiosi vi è un costante dibattito circa la data di inizio di questa era. Grazie agli esami con il carbonio-14 è stato possibile datare alcuni dei reperti scoperti a Cuello, nel Belize, intorno al 2600 a.C.[21] Studi sugli insediamenti databili intorno al 1800 a.C. della regione Soconusco della costa del Pacifico hanno rivelato che i Maya già coltivavano gli alimenti alla base della loro dieta, tra cui maisfagiolisquash e peperoncino.[22] Questo periodo, noto come il primo preclassico, fu caratterizzato da comunità sedentarie e dall’introduzione della ceramica e piccole sculture in argilla.[23]

Durante il periodo medio preclassico i piccoli villaggi cominciarono a crescere, andando a costituire le prime città.[24] Nel 500 a.C. esse già possedevano grandi strutture templari, decorate con maschere di stucco raffiguranti divinità.[25] Nakbe, del Dipartimento di Petén in Guatemala, è il primo esempio ben documentato di città maya edificata in pianura,[26] le cui grandi strutture sono state datate intorno al 750 a.C.[24] Anche le pianure del nord dello Yucatán furono intensamente abitate a partire da questo periodo.[27] Circa nel 400 a.C., verso la fine del periodo medio preclassico, i primi sovrani maya alzarono stele per celebrare i propri risultati e validare il proprio diritto a governare.[28]

Pitture murali, ritrovate nel 2005, hanno permesso di collocare di diversi secoli indietro rispetto a quanto ritenuto l’origine della scrittura maya, dimostrando che vi fu già una certa capacità a San Bartolo nel Petén a partire dal III secolo a.C., ed è ormai assodato che furono fondamentali per il più ampio sviluppo successivo della scrittura mesoamericana.[29] Nel tardo periodo preclassico la grande città di El Mirador crebbe fino ad arrivare a coprire un’area di circa 16 km2.[30] Essa vantava viali pavimentati, enormi complessi piramidali (databili intorno al 150 a.C.), numerose steli e altari eretti nelle sue piazze.[30] El Mirador è considerata una delle prime capitali della civiltà maya[30] e le paludi del bacino del Mirador sembrano essere state un fonte di grande attrazione per i primi abitanti della zona, come lo dimostrano i numerosi insediamenti sorti intorno ad esso.[31] Nel 350 d.C. circa la città di Tikal, destinata a diventare in seguito una delle più importanti del periodo classico maya, rivestiva già il ruolo di grande centro urbano anche se inferiore a El Mirador.[32] La fioritura culturale dell’era tardo preclassica crollò nel I secolo d.C. e molte delle grandi città dell’epoca furono abbandonate dagli abitanti; il motivo di ciò, a oggi, è ancora sconosciuto.[25]

Negli altopiani Kaminaljuyu emerse come importante centro urbano del tardo periodo preclassico, fungendo da collegamento per le rotte commerciali della costiera del Pacifico e il Río Motagua.[33] La città si trovava ad un bivio che le permise di controllare i commerci verso ovest fino alla costa del Golfo, a nord verso gli altopiani e lungo la pianura costiera del Pacifico per l’istmo di Tehuantepec e El Salvador; ciò gli conferì il dominio sulla distribuzione di beni importanti, come la giada, l’ossidiana e il cinabro.[34] Il primo stile scultoreo maya si diffuse lungo tutta questa la rete commerciale. Durante il periodo tardo preclassico Takalik Abaj e Chocolá erano due delle più importanti città della pianura costiera del Pacifico,[35] e Komchen crebbe fino a diventare un centro fondamentale dello Yucatán settentrionale.[36]

Periodo classico

Il periodo classico (circa 250 d.C.-900 d.C.) è in gran parte correlato al periodo durante il quale i Maya edificarono i monumenti che vennero datati utilizzando il calendario del Lungo Computo,[38] costituendo il picco della fioritura delle grandi costruzioni e dell’urbanistica. Le iscrizioni monumentali comportarono un significativo sviluppo intellettuale e artistico, in particolare nelle regioni della pianura del sud.[38] I Maya svilupparono una civiltà cittadina centrata sull’agricoltura intensiva costituita da numerose città-stato indipendenti, anche se alcune erano soggiogate ad altre.[39] Il panorama politico, in questo periodo, è stato paragonato a quello dell’Italia rinascimentale o della Grecia classica, con la presenza di più città-stato impegnate in una complessa rete di alleanze e inimicizie.[40] La popolazione della civiltà maya è stimata fino a 10.000.000 di abitanti.[41]

Durante il periodo classico la civiltà maya raggiunse il suo massimo splendore[25] e le città di tutta la regione furono influenzate dalla grande metropoli messicana di Teotihuacan.[42] Nel 378 d.C. Teotihuacan fu protagonista di un decisivo intervento presso Tikal e altre città vicine, deponendo il loro sovrano e instaurando una nuova dinastia a loro asservita.[43] Nei secoli successivi l’influenza di Teotihuacan si riscontra in tutti gli aspetti della cultura maya: dall’architettura alla pittura, alla ceramica, alle armi, ecc. Nel VI secolo, però, Teotihuacan si disimpegnò dall’area e Tikal si ritrovò da sola ad affrontare le opposizioni. La decadenza di Tikal è testimoniata dall’assenza di nuove costruzioni o di stele commemorative per tutto il periodo fra il 560 e il 690. In questo secolo infatti primeggiò una diversa dinastia, quella dei Kaanul (=serpenti), proveniente dal Nord dello Yucatán, che stabilì la propria capitale a Calakmul, un’altra potente città del bacino di Petén e il cui re adottò il titolo di kaloomte (=re dei re).[44]

Al suo apice, coincidente con il tardo classico, Tikal contava una popolazione di oltre 100.000 abitanti.[45] Tikal e Calakmul, la sua grande rivale, svilupparono estesi sistemi di alleanze e vassallaggi: le città minori che entrarono a farne parte guadagnavano prestigio e rapporti pacifici con gli altri membri dell’alleanza.[46] Talvolta, le due città contendenti, impegnavano tutte le città a loro collegate per combattere tra di loro con risultati alterni che segnarono i rispettivi periodi di fioritura e di declino.[47]

Copán fu la città più importante del sud-est,[44] mentre Palenque e Yaxchilán primeggiarono nella regione Usumacinta.[44] Negli altopiani, Kaminaljuyu, posta nella valle del Guatemala, fu un grande insediamento umano già dal 300 a.D.[48] Nel nord, Coba era il capitale più influente.[49] Le città più importanti comandavano sui piccoli centri pretendendo tributi sotto forma di lavoro o merci, come il cacao, tessuti e piume.[40]

Calakmul fu una delle più importanti città del periodo classico

La base sociale della civiltà classica maya era costituita da una rete politica ed economica estesa che raggiunse tutta l’area e parte della grande regione mesoamericana.[50] Le città predominanti del periodo classico erano situate nelle pianure centrali; durante questo periodo, gli altopiani del sud e le pianure del nord, possono essere considerate culturalmente, economicamente e politicamente periferiche rispetto a questa zona centrale.[51]

I monumenti più importanti, a testimonianza di questo periodo storico, sono le piramidi mesoamericane e i palazzi che furono edificati nel centro delle grandi città.[52] In questi anni l’uso della scrittura geroglifica sui monumenti si diffuse, lasciando una grande quantità di informazioni, comprese le registrazioni delle dinastie, delle alleanze e degli altri importanti avvenimenti politici del tempo.[53] La scultura sulle steli di pietra si diffuse in tutta l’area[54] e l’abbinamento di stele scolpite e di altari circolari sono considerati un segno distintivo della civiltà classica maya.[54][55] Durante il periodo classico quasi ogni regno delle pianure meridionali sollevò steli nel suo centro cerimoniale.[39] L’epigrafista David Stuart dapprima propose che i Maya considerassero le loro steli come “alberi di pietra”, anche se poi rivide la sua interpretazione in “manifesti di pietra”.[56] Il principale obiettivo di una stele era quello di glorificare il proprio re.[39]

I Maya intrapresero attività commerciali su lunga distanza: importanti vie correvano dal Rio Motagua al Mar dei Caraibi, poi a nord fino alla costa dello Yucatán. Un altro itinerario percorso si estendeva dal Verapaz lungo il Río de la Pasión verso il porto commerciale di Cancún; da lì, alcune rotte portavano all’est dell’attuale Belize, a nord del centro-settentrionale di Petén e poi verso il Golfo del Messico e la costa occidentale della penisola dello Yucatán.[57] I prodotti elitari più frequentemente commerciati furono la giada, le ceramiche pregiate e le piume di quetzal,[58] mentre quelli più semplici furono l’ossidiana, il sale e il cacao.[59]

Fine del periodo classico

Nel corso del IX secolo d.C., i Maya della regione centrale andarono incontro ad un grave collasso politico, segnato dall’abbandono delle città, dalla fine delle dinastie e da uno spostamento verso nord delle proprie attività.[42] Questo declino fu accompagnato da una cessazione delle iscrizioni sui monumenti e delle grandi costruzioni. Non vi è nessuna teoria universalmente accettata che spieghi tutto ciò, ma si suppone che sia il risultato di una combinazione di cause, tra cui le frequenti guerre civili, la sovrappopolazione con il grave degrado ambientale conseguente e la siccità.[60] Tuttavia, le città situate più a nord, come Chichén Itzá e Uxmal, mostrarono una maggiore vitalità e i principali insediamenti settentrionali continuarono ad essere abitati a lungo, anche dopo che le città delle pianure del sud andarono incontro al declino.[61]

Vi sono prove che la popolazione Maya abbia superato la capacità dell’ambiente a supportarne fabbisogni; i fattori che contribuirono a ciò furono, tra gli altri, l’esaurimento del potenziale agricolo, la deforestazione e la caccia eccessiva. Sembra che i cambiamenti climatici abbiano portato ad un periodo di siccità della durata di ben 200 anni. L’organizzazione sociale dei Maya di questo periodo era basata sull’autorità del sovrano sui riti religiosi, piuttosto che sul controllo del commercio e della distribuzione alimentare. Questo modello di sovranità appare mal strutturato per rispondere ai cambiamenti, con il potere del re limitato agli adempimenti tradizionali. I governanti reagirono alla crisi intensificando attività come l’edilizia, i rituali e la guerra; azioni controproducenti che ebbero come unico risultato quello di esacerbare i problemi esistenti.[62]

Nei secoli IX e X si verificò il collasso del sistema di dominio, basata soprattutto sulla potenza divina del re. Nel nord dello Yucatán, il singolo potere regio fu sostituito da un consiglio di governo formato da appartenenti all’élite. Nel sud dello Yucatán e nel Petén centrale, i regni andarono incontro a una diminuzione e si assistette a un rapido e profondo spopolamento delle città.[63] Nel giro di un paio di generazioni, ampie fasce della zona centrale furono totalmente abbandonate.[64] Il collasso influenzò una porzione relativamente ampia della zona sud, che comprendeva la penisola meridionale dello Yucatán, il nord del Chiapas e del Guatemala e la zona intorno Copán in Honduras. Le più grandi città avevano popolazioni che contavano dai 50.000 ai 120.000 abitanti. Entrambe le capitali e i loro annessi centri secondari furono abbandonati in un periodo lungo tra i 50 e i 100 anni.[65]

Alla fine dell’VIII secolo, le continue guerre avevano messo a ferro e fuoco la regione Petexbatún di Petén, con un conseguente spopolamento di Dos Pilas e Aguateca.[66] Una dopo l’altra, molte città scomparvero: gli ultimi monumenti edificati a Palenque, Piedras Negras e Yaxchilán sono stati datati tra il 795 e l’810; nel corso dei decenni successivi, CalakmulNaranjo, Copán, Caracol e Tikal caddero nell’oblio. L’ultima data del Lungo Computo fu iscritta a Toniná nel 909. Le stele, elemento che caratterizzarono quest’epoca, non furono più sollevate e vagabondi si insediarono nei palazzi reali oramai abbandonati.

Periodo postclassico

Le grandi città che dominarono il Petén, caddero in rovina intorno al X secolo d.C. con l’inizio del crollo del periodo classico maya.[69] Tuttavia, anche se ridotta di molto, una significativa presenza maya vi rimase anche negli anni successivi dopo l’abbandono delle principali città; la popolazione si concentrò particolarmente in prossimità delle fonti d’acqua permanenti[70] e, a differenza di quello che avveniva precedentemente, nel periodo postclassico le terre abbandonate non venivano rapidamente occupate.[65] Le attività si spostarono verso le pianure del nord e negli altopiani, probabilmente in seguito a un’immigrazione dalle pianure del sud.[71] La città di Chichén Itzá, a partire dall’VIII secolo d.C., iniziò a crescere di prestigio,[65] diventando quella che probabilmente fu la più grande, la più potente e la più cosmopolita di tutte le città maya.[72] Durante l’XI secolo, Chichen Itza e i suoi vicini insediamenti andarono incontro ad un rapido declino. A questo punto, la regione dei Maya non possedeva più un’entità dominante e ciò si protrasse fino alla nascita della città di Mayapan nel XII secolo. Nuove città sorsero in prossimità delle coste del mare dei Caraibi e del Golfo e vennero a crearsi nuove reti commerciali.[65]

Il periodo postclassico fu caratterizzato da una serie di cambiamenti che contraddistinsero le nuove città da quelle del precedente periodo classico.[73] Esse furono edificate in zone più facilmente difendibili, come località collinari circondate da profondi burroni, con mura e fossi artificiali che completavano la protezione offerta dal terreno naturale. Difese murate sono state identificate in un certo numero di siti nel nord, tra cui ChacchobChichén ItzáCucaEk BalamMayapanMunaTulumUxmal e Yaxuná.[74] Q’umarkaj, conosciuta anche come Utatlán, la capitale dell’aggressivo regno k’iche’, fu una delle città che crebbe più rapidamente in questo periodo.[73] Il potere dei Maya si affermò dallo Yucatán agli altopiani del Guatemala e fu organizzato da un consiglio comune. Tuttavia, in pratica uno dei membri del consiglio fungeva da capo supremo, con gli altri membri che si limitavano al ruolo di consulenti.[75]

Mayapan fu abbandonata intorno al 1448, dopo un periodo forti turbolenze politiche, sociali e ambientali che per molti aspetti ricordarono il crollo del periodo classico avvenuto nella regione meridionale. L’abbandono delle città fu seguito, nella penisola dello Yucatán, da un lungo periodo di guerra, che si concluse solo poco prima dell’arrivo degli spagnoli nel 1511. Anche se non vi fu una capitale regionale dominante, i primi esploratori spagnoli descrissero le città costiere come ricche e con fiorenti mercati.[65]

Durante il tardo postclassico, la penisola dello Yucatán risultava suddivisa in una serie di province autonome caratterizzate da una cultura comune, ma che variavano nella loro organizzazione socio-politica interna.[76] Due delle province più importanti erano Mani e Sotuta, reciprocamente ostili. All’arrivo degli spagnoli, i regni della penisola dello Yucatán settentrionale più importanti comprendevano Mani, Cehpech, Chakan, Ah Kin Chel, Cupul, Chikinchel, Ecab, Uaymil, Chetumal, Cochuah, Tases, Hocaba, Sotuta, Chanputun e Acalan.[76] Vi erano anche un certo numero di regni che occupavano la parte meridionale della penisola e che, tra gli altri, comprendevano Kejache, Itza, Kowoj, Yalain, Chinamita, Icaiche, Manche Ch’ol e Mopan. Cholan Maya, di lingua Lakandon (da non confondere con i moderni abitanti del Chiapas), controllavano il territorio che si estendeva lungo gli affluenti del fiume Usumacinta nel Chiapas orientale e nel Petén sud-occidentale.[76]

Alla vigilia della conquista spagnola, gli altopiani del Guatemala vantavano la presenza di diversi potenti stati maya.[77] Nei secoli precedenti all’arrivo dei colonizzatori, K’iche’ possedeva un piccolo impero che copriva gran parte delle alture occidentali e la vicina pianura costiera del Pacifico. Tuttavia, alla fine del XV secolo Kaqchikel si ribellò contro i loro ex alleati K’iche’ fondando un nuovo regno a sud-est con Iximche come capitale.[78]

Periodo di Contatto e conquista spagnola

Nel 1511, una caravella spagnola naufragò nei Caraibi e circa una dozzina di sopravvissuti approdarono sulla costa dello Yucatán, dove vennero fatti prigionieri da un signore maya; quasi tutti i prigionieri furono sacrificati, ma due furono risparmiati e uno di questi, nove anni più tardi, diventò l’interprete di Hernán Cortés. Dal 1517 al 1519 tre spedizioni spagnole separate esplorarono la costa dello Yucatán, impegnandosi in una serie di battaglie con gli abitanti autoctoni.[79] Dopo che la capitale azteca Tenochtitlán cadde in mano degli spagnoli nel 1521, Hernán Cortés inviò Pedro de Alvarado dal Messico centrale in Guatemala, con 180 cavalli, 300 fanti, 4 cannoni e migliaia di guerrieri alleati.[80][81][82] La capitale del k’iche’, Q’umarkaj, si arrese a Alvarado nel 1524.[80][83] Poco dopo, gli spagnoli furono inviati a Iximche, la capitale del Kaqchikel.[84] Le buone relazioni non durarono e la città fu abbandonata dopo pochi mesi.[85] A ciò seguì, nel 1525, la caduta di Zaculeu e la capitale Mam Maya. A partire dal 1527 Francisco de Montejo e suo figlio, Francisco de Montejo il Giovane, intrapresero una lunga serie di campagne contro i regni della Penisola dello Yucatán e ne completarono la conquista della parte settentrionale nel 1546.[86] Nel 1697, Martín de Ursua lanciò un assalto contro la capitale Itza Tayasal, l’ultima rimanente città indipendente maya, che capitolò ben presto.[87]

Le città Maya

Ai Maya si devono numerosi centri urbani tra i più spettacolari dell’antichità: TikalPalenqueYaxchilánCopánPiedras NegrasUxmalChichén Itzá per citare solo i più grandiosi. La memoria della cultura Maya è scolpita chiaramente e ampiamente sui templi, sui palazzi, sulle piramidi, e soprattutto è descritta nei geroglifici delle steli, sulle quali con accuratezza sono segnate le date, sono raffigurati gli eventi ed è ritratta la vita della gente.

Sotto gli influssi della potente cultura irradiata da questi centri, gli antichi Maya realizzarono uno dei complessi di cultura materiale e di cultura teorica più raffinato dell’umanità. Teorici puri, anche, paradossalmente, quando realizzavano cose concrete, furono al contempo straordinari artisti e scienziati acutissimi, raffinatissimi esecutori e teorizzatori senza pari, raggiungendo in tutti i campi quelle che appaiono essere – almeno secondo certi canoni – le vette più alte del loro tempo. D’altro canto sono anche passati alla storia per una religione violenta che prevedeva sacrifici umani anche collettivi. Sono state ritrovate infatti dagli archeologi fosse con migliaia di teschi umani.

Il tipo di governo Maya era semplice. Il popolo sembra che desiderasse di essere governato il meno possibile. Difatti, i Maya non costituirono mai un impero: la loro organizzazione era basata su un insieme di città-Stato. Si ebbero semplicemente tante città-Stato affini a quelle dell’antica Grecia o dell’Italia medievale, che condividevano la religione, la cultura e la lingua, ma erano ciascuna sovrana dei propri diritti e dotata di leggi proprie.

Ogni città-Stato era governata da un capo ereditario, che esercitava funzioni amministrative, esecutive e probabilmente anche religiose. Sotto di lui, la nobiltà presiedeva alle piccole municipalità che si affollavano intorno al centro cittadino: quei nobili facevano da giudici, da esattori delle tasse e da custodi dell’ordine.

Nel commercio le città erano rivali, ma l’assenza quasi totale di scene di battaglia sulle steli lascia arguire che raramente la loro rivalità conduceva alla guerra. Alcune città furono molto grandi per l’epoca. Tikal, ad esempio, nel periodo classico arrivò a 60.000 abitanti. Secondo alcune stime, in quel periodo la popolazione dello Yucatán era tripla di quella odierna.

La prosperità della campagna si riversava nelle città. I coltivatori e i mietitori di mais, alimento principale dei Maya, diedero un impulso decisivo alla formazione della cultura, finanziando il lavoro dei sacerdoti scienziati, che indagavano i misteri della terra e delle stelle, sviluppavano un sistema cosmologico, approfondivano lo studio dell’astronomia, della scrittura e della matematica.

Sul finire del periodo classico, la giungla s’impadronì delle città maya. La loro scomparsa è attestata dalle ultime date delle steli. Copán fu abbandonata intorno all’800; l’ultima stele di Tikal risale all’anno 869 d.C.

Non è ben chiaro perché le città furono abbandonate. Sono state formulate alcune ipotesi:

  1. La popolazione, stanca dei lavori forzati, si sarebbe ribellata contro i sacerdoti e i nobili, deportandoli o massacrandoli.
  2. Le città, lasciate in mano a governanti incapaci, sarebbero andate in rovina una dopo l’altra.
  3. L’invasione o l’influenza di nuove genti provenienti dal Messico centrale, i Toltechi, avrebbe portato a un grave declino, prima di una rifioritura nel periodo post-classico.

La società Maya

Oltre alla nobiltà governante, c’erano soldati e sacerdoti, pari per importanza ai nobili signori. L’alto rispetto per i sacerdoti era dovuto alla loro importanza come custodi del sapere. I ministri del culto erano astronomi e matematici, potevano contare gli anni, i mesi e i giorni, conoscevano il tempo della semina e quello della mietitura; inoltre sapevano come controllare e fermare gli dei del male e come riuscire graditi alle divinità benefiche (pioggia, fertilità, ogni bene).

L’uomo comune era di solito un coltivatore di mais: doveva raccoglierne a sufficienza per nutrire se e la sua famiglia, per pagare il tributo ai governanti, ai nobili e ai sacerdoti. Forse questo impegno occupava metà del suo tempo e lo lasciava libero nell’altra metà di dedicare allo stato il resto delle energie. Il suo tempo libero permise la costruzione delle grandi piramidi, dei templi, dei palazzi e delle corti signorili. C’erano infine gli schiavi, che comprendevano prigionieri di guerra, condannati per delitti comuni e gente acquistata da altre zone o rapita con la forza. I Maya furono un popolo pulito: il bagno giornaliero che oggi è di regola, pare fosse parte integrante della tradizione ereditata.

In caso di malattia i Maya potevano chiedere aiuto al sacerdote, all’uomo di medicina, allo stregone, che ricorrevano variamente alle erbe medicinali e alle pratiche magiche. Il rituale della religione maya prese forma tra 300-400 a.C., quando i sacerdoti erano responsabili della compilazione del calendario, della cronologia e della scrittura. Gradualmente l’elenco delle divinità si allungò, il cerimoniale divenne più complicato e le esigenze dei credenti si moltiplicarono. La loro religione era personale e interessava l’intero ciclo della vita.

Un complicato sistema astrologico sistemava il destino del neonato a seconda del giorno e dell’ora della sua venuta al mondo. Un rituale dettagliato seguiva il bimbo fin dalla nascita, quando la testa veniva compressa per lo schiacciamento della fronte. Vigevano poi i riti particolari per la cerimonia dell’iniziazione, l’addestramento delle donne, la preparazione al matrimonio e ad ogni altra fase della vita, fino al complicato culto che accompagnava il morente. Con il periodo postclassico venne introdotto il nuovo culto di Quetzalcoatl, chiamato dai maya Kukulcán: esso glorificò e incrementò l’attività guerriera e il sacrificio umano, portando con sé anche l’idolatria e un rituale più complicato.

La caccia fu una delle attività più diffuse. Le prede potevano essere destinate al consumo, all’interscambio o alla realizzazione di utensili e prodotti utilizzabili a fini pratici, commerciali, terapeutici, magici o rituali. Pelli e piume servivano come valori di scambio, a fini pratici come vera e propria valuta. Alle battute partecipavano dai 50 ai 100 cacciatori, che dovevano osservare la preda, attirarla con richiami speciali, tendere le reti o le trappole e spingerla verso di esse o verso cacciatori appostati tra la vegetazione. Prima di iniziare bisognava chiedere con appositi rituali il permesso e il favore alle divinità protettrici dei monti e degli animali; dopo la conclusione, bisognava rendere loro grazie con altri rituali.

Le piume degli uccelli venivano ereditate da padre in figlio, come anche gli alberi, dove nidificavano e i luoghi dove si abbeveravano. Gli uccelli non venivano mai uccisi. Le piume appaiono un po’ dappertutto, e anche come motivo ornamentale nella ceramica, nell’arte lapidaria, negli stucchi, nei codici e nelle strutture architettoniche. Le piume servivano anche come parte della dote che i vassalli consegnavano al momento del matrimonio della figlia del loro signore. Addirittura le multe venivano pagate con piume o uccelli vivi.

Per quanto riguarda la pesca i maya non ebbero problemi per reperire pesci, vista l’abbondanza di fiumi e laghi nel loro territorio e la vicinanza del mare. Utilizzavano i molluschi per tingere i tessuti, le uova di tartaruga e di pesce per decorazioni, i denti di squalo per confezionare frecce.

Le resine degli alberi venivano usate come pigmenti, incensi mordenti o collanti. Nelle zucche si trasportavano acqua, miele, liquori, tortillas e semi.

Per ciò che concerne le terre, i minerali e i metalli, le fonti storiche menzionano il loro utilizzo, come collanti, argille e sgrassanti per uso ceramico o edilizio, come strumenti di lavoro per l’attività lapidaria e per l’agricoltura, lame dai molteplici usi per radersi, cacciare, combattere, pescare.

L’oro veniva usato per i gioielli dei signori.

V’è inoltre un ricchissimo repertorio terapeutico che attingeva sia dal mondo animale che vegetale e minerale: dagli analgesici agli abortivi agli afrodisiaci. I Maya conoscevano e usavano il cotone. La fibra tessile era ricavata dai semi, cardata, pettinata, filata con fusi e dipanata per ottenere gomitoli.

I tessuti fatti col cotone comprendevano broccati o tessuti successivamente ricamati ad ago, stampati, imbastiti, sfrangiati e venivano impiegate piume per la decorazione. V’erano inoltre falegnamiscultoriscribibarbiericeramisti portatori, prostitute, messaggeri, levatrici, predicatori, guaritoriindovinibecchini, e via dicendo.

La lingua Maya

Prima del 2000 a.C., i Maya parlavano una sola lingua, chiamata proto-maya dai linguisti.[165] Gli studi che hanno permesso di ricostruire il vocabolario proto-maya suggeriscono che tale linguaggio abbia avuto origine nelle alture occidentali del Guatemala o nel nord, anche se tali indizi non sono considerati conclusivi.[166] La lingua proto-maya si è evoluta nel corso del periodo preclassico andando a formare i grandi gruppi linguistici maya che compongono la famiglia, compresi lo Huastecan, il K’iche’an, il Q’anjobalan, il Mamean, il Tz’eltalan-Ch’Olan e le lingue dello Yucatán.[167] Questi gruppi si discostarono ulteriormente durante l’era pre-colombiana, andando a formare più di 30 lingue che sono sopravvissute fino ai tempi moderni.[167][165] Il linguaggio di quasi tutti i testi classici maya in tutta l’area è stato identificato come il Ch’olan.[168] Nel tardo periodo preclassico anche il testo di Kaminaljuyu, nelle alture, sembra essere in relazione con il Ch’olan.[169] L’uso del Ch’olan come lingua di testo maya non indica necessariamente che fosse la lingua comunemente usata dalla popolazione locale – potrebbe essere stato equivalente al latino medievale come lingua rituale o di prestigio.[170] Il Ch’olan classico potrebbe essere stata la lingua di prestigio dell’élite maya del periodo classico, utilizzato nella comunicazione della comunità politica, come anche nella diplomazia e nel commercio.[171] Per il periodo postclassico, lo yucateco si è trovato scritto nei codici maya di fianco allo Ch’olan.[172]

La scrittura e l’alfabetizzazione

La civiltà precolombiana dei Maya ha lasciato numerose ed estese iscrizioni e il suo sistema di scrittura è considerato una delle più straordinarie conquiste degli abitanti precolombiani delle Americhe.[173] Fu certamente il più sofisticato ed evoluto sistema di scrittura confrontato con più di una dozzina di altri sistemi sviluppatisi nella Mesoamerica.[174] Le prime iscrizioni identificabili come originarie della civiltà maya sono databili intorno al 300-200 a.C., e sono state trovate nel bacino del Petén.[29] Tuttavia, questo sistema di scrittura è stato preceduto da diversi altri riscontrabili nella Mesoamerica, come ad esempio gli scritti degli Olmechi e degli Zapotechi. Inizialmente la scrittura maya apparve sulla costa pacifica del Guatemala a partire dalla fine del I secolo d.C. o all’inizio del II secolo.[175]

La Chiesa cattolica e i funzionari coloniali, in particolare il vescovo Diego de Landa, distrussero tutti i testi maya che trovarono; tuttavia per caso furono ritrovati tre manoscritti superstiti precolombiani risalenti al periodo post-classico. Questi sono conosciuti come il Codice di Madrid, il Codice di Dresda e il Codice di Parigi.[176][177] Di un quarto, il codice Grolier, sopravvivono poche pagine, di cui pure l’autenticità è contestata. Ulteriori studi archeologici condotti presso i siti maya hanno spesso consentito di portare alla luce frammenti rettangolari di gesso e vernice che prima erano codici; questi resti, nonostante siano gravemente danneggiati, hanno permesso alle iscrizioni di sopravvivere.[178]

La maggior parte dei testi maya precolombiani risale al periodo classico e si trovano in iscrizioni su pietra, come stele o vasi in ceramica. Altri supporti contenenti codici sono: facciate con stucchi, affreschi, architravi in legno, pareti delle grotte e manufatti realizzati in una varietà di materiali, tra cui l’osso, la conchiglia, l’ossidiana e la giada.[178]

Sistema di scrittura Maya

mayaIl sistema di scrittura maya (spesso chiamato geroglifico per una superficiale somiglianza alla scrittura egiziana antica) è un sistema logosillabico, che combina un sillabario di segni fonetici che rappresentano le sillabe con un logogramma che rappresenta le parole intere.[179][180] Tra i sistemi di scrittura precolombiani, quello maya rappresenta più da vicino la lingua parlata.[181] In qualsiasi momento della loro storia, non più di circa 500 glifi erano in uso, circa 200 dei quali (comprese le variazioni) erano fonetici.[179]

La scrittura maya era in uso fino all’arrivo degli europei e il suo utilizzo maggiore si ebbe durante il periodo classico.[182] Oltre 10.000 singoli testi mayasono stati finora recuperati, per lo più scritti su monumenti di pietra, architravi, stele e ceramiche.[179] I Maya realizzarono anche testi dipinti su una forma di carta prodotta dalla corteccia di un albero trattata.[183][184] La competenza e la conoscenza della scrittura Maya persisterono tra segmenti della popolazione fino alla conquista spagnola. Sfortunatamente, a causa dell’impatto che la conquista degli europei ebbe sulla società Maya, la conoscenza è stata successivamente perduta.[185]

La decifrazione e il recupero della conoscenza della scrittura maya è stato un processo lungo e laborioso. Alcuni elementi sono stati interpretati tra il tardo secolo XIX e l’inizio del XX, la maggior parte hanno a che fare con la matematica, con il calendario maya e con l’astronomia.[186] Sostanziali progressi sono stati fatti dal 1950 al 1970 e da allora in avanti c’è stata una costante e rapida accelerazione.[187] Alla fine del XX secolo, gli studiosi sono stati in grado di leggere la maggior parte dei testi maya e gli studi in corso sono tesi a comprendere ulteriormente il contenuto.[188]

Scrittura geroglifica Maya

mayaL’unità di base del testo geroglifico maya è costituito dal blocco dei glifi, che trascrive una parola o una frase. Il blocco è composto da uno o più glifi singoli attaccati l’uno all’altro per formare il blocco. I blocchi generalmente sono separati da uno spazio e di solito sono disposti secondo un modello di griglia. Per facilità di riferimento, gli epigrafisti riferiscono i blocchi da sinistra a destra in ordine alfabetico e verso il basso numericamente. Così, qualsiasi blocco situato in un pezzo di testo può essere identificato: C4 sarebbe terzo blocco contando da sinistra e il quarto blocco di conteggio verso il basso. Se un monumento o manufatto ha più di un’iscrizione, le etichette delle colonne non sono ripetute, anzi continuano nella serie alfabetica; se ci sono più di 26 colonne, l’etichettatura continua come A’, B’, e così via. Le etichette di riga numeriche ripartono da 1 per ogni unità discreta di testo.[189]

Sebbene il testo geroglifico possa essere disposto in diversi modi, in genere il testo è organizzato in due colonne di blocchi di glifi. L’ordine di lettura del testo inizia in alto a sinistra (blocco A1), continua al secondo blocco nella doppia colonna (B1), poi scende fila e ricomincia dalla metà sinistra della doppia colonna (A2), e prosegue quindi in modo a zig-zag. Una volta raggiunto il fondo, la scritta prosegue dalla parte superiore sinistra della successiva doppia colonna. Dove un’iscrizione termina in una sola colonna (spaiato), questa colonna finale è solita leggersi dritto verso il basso.[190]

Blocchi glifi individuali possono essere composti da una serie di elementi. Questi consistono del segno principale e nelle eventuali affissi. I segni principali rappresentano l’elemento principale del blocco e possono essere un sostantivo, un verbo, un avverbio, un aggettivo o segno fonetico. Alcuni segni principali sono astratti, alcuni sono rappresentazioni grafiche dell’oggetto che rappresentano e altri sono “varianti di testa”, personificazioni della parola che rappresentano.[191]

Il tempo

La cronologia dei Maya era calcolata da un punto fisso del passato, proprio come il cristiano parte dalla nascita di Gesù, il greco dai primi giochi olimpici e il romano dalla fondazione di Roma. Il loro calendario (il Lungo computo) è ancorato a una data, tradotta dagli archeologi Goodman, Martinez e Thompson come 11 agosto 3113 a.C.[198], data su cui non tutti gli studiosi concordano. Dai primi secoli dell’era cristiana, i loro sacerdoti astronomi predissero le eclissi con grande precisione e stabilirono accuratamente il corso di Venere.

Il calendario

Il sistema del calendario Maya, in comune con altri calendari mesoamericani, trae le sue origini nel periodo preclassico. Tuttavia, furono i Maya che lo svilupparono portandolo al massimo di raffinatezza, con la registrazione molto accurata dei cicli lunari e solari, delle eclissi e i movimenti dei pianeti. In alcuni casi, i calcoli maya si sono dimostrati più accurati degli equivalenti calcoli compiuti nel Vecchio Mondo; per esempio, l’anno solare maya era stato calcolato per una maggiore precisione rispetto al calendario giuliano. Il calendario maya fu intrinsecamente legato ai riti e fu fondamentale per le pratiche religiose.[199] L’unità base del calendario, il giorno, era il k’in; 20 kin costituivano un uinal; 18 uinal l’haab, cioè l’anno di 360 giorni, più un 19º brevissimo, di soli 5 giorni uayeb. I 18 uinal avevano ciascuno il proprio nome, così come i 20 kin, e ognuno era indicato con un proprio glifo.

Periodi del calendario Maya[200]
Periodo Calcolo Durata Anni (approssimati)
k’in 1 giorno 1 giorno
winal 1 x 20 20 giorni
tun 18 x 20 360 giorni 1 anno
k’atun 20 x 18 x 20 7,200 giorni 20 anni
bak’tun 20 x 18 x 20 x 20 144,000 giorni 394 anni
piktun 20 x 18 x 20 x 20 x 20 2,880,000 giorni 7,885 anni
kalabtun 20 x 18 x 20 x 20 x 20 x 20 57,600,000 giorni 157,700 anni
kinchiltun 20 x 18 x 20 x 20 x 20 x 20 x 20 1,152,000,000 giorni 3,154,004 anni
alawtun 20 x 18 x 20 x 20 x 20 x 20 x 20 x 20 23,040,000,000 giorni 63,080,082 anni

Vi era inoltre un calendario secondario concatenato al precedente che serviva a scopi rituali e divinatori composto da 360 giorni, 13 mesi di 20 giorni. Il secolo durava 52 anni. 20 anni di 360 giorni rappresentavano un K’atun, ciclo destinato a ripetersi senza variazioni significative, ed è il katun ad essere rappresentato nelle stele erette nelle città più importanti all’inizio o al termine di un ciclo significativo di 20 anni. L’eterno ciclico fluire di giorni, mesi e stagioni è un miracolo che spinse i maya ad attribuire ad ogni alba e ogni tramonto una sacralità profonda.[201][202]

Astronomia e astrologia

mayaI Maya compirono meticolose osservazioni dei corpi celesti e registrarono pazientemente i dati astronomici sui movimenti del Sole, della Luna, di Venere e delle stelle. Queste informazioni sono state utilizzate per formulare le divinazioni, quindi per i Maya l’astronomia era essenzialmente utilizzata per scopi astrologici: non serviva per studiare l’universo per ragioni scientifiche, né era utilizzata per misurare le stagioni per il calcolo della semina delle colture. Era piuttosto usata dai sacerdoti per comprendere i cicli del passato e proiettarli nel futuro per formulare delle profezia. Ritenevano, infatti, che eventi simili si sarebbe verificati in futuro, quando sarebbero apparse le stesse condizioni astronomiche e dunque i sacerdoti eseguivano raffinate osservazioni e registrarono le eclissi del sole e della luna, così come i movimenti di Venere e delle stelle.[295] Le illustrazioni presenti nei codici, dimostrano che i sacerdoti eseguivano le loro osservazioni astronomiche ad occhio nudo, assistiti da bastoni incrociati come dispositivo di puntamento.[296] L’analisi dei pochi codici pervenuti del periodo postclassico ha rivelato che, al momento del contatto con gli europei, i Maya avevano prodotto tavole con la registrazione di eclissi, calendari e possedevano conoscenze astronomiche più accurate rispetto a quelle degli europei.[297]

I Maya misurarono in 584 giorni il ciclo di Venere con un errore di appena due ore. Cinque cicli di Venere vennero equiparati a otto cicli calendariali Haab di 365 giorni e questo periodo è stato registrato nei codici. I Maya seguirono anche i movimenti di GioveMarte e Mercurio. Il momento in cui Venere si alza come la stella del mattino è stato associato con la rinascita degli Eroi Gemelli Maya,[298] mentre la levata eliaca del pianeta è stata associata con distruzioni e sconvolgimenti.[299] Venere è stato strettamente associato con la guerra e il geroglifico che significa “guerra” incorpora il glifo che simboleggia il pianeta.[296] I regnanti Maya intraprendevano campagne militari in coincidenza con le congiunzioni inferiori o superiori di Venere e, probabilmente, usavano sacrificare i prigionieri importanti in concomitanza con tali congiunzioni.[299]

Le eclissi solari e lunari sono state considerate come eventi particolarmente pericolosi che avrebbero potuto portare a una catastrofe sul mondo. Nel Codice di Dresda, un’eclissi solare è rappresentata da un serpente che divora k’in (“giorno”). Le eclissi venivano interpretate come il sole o la luna che subivano un morso e furono registrate delle tabelle lunari in modo che si potessero prevedere e quindi eseguire le cerimonie appropriate per scongiurare il disastro.

E siamo giunti alla fine di questa lunga prima parte, nella seconda in pubblicazione domani andremo a capire o provare a farlo la religione e le divinità dei Maya. Alla prossima

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